TORINO - Dusan Vlahovic tende la mano ai tifosi. Nessun dito puntato, come sotto la curva, un attimo dopo il triplice fischio di Juventus-Venezia. Nessun pollice all’insù, con fare ironico, come al rientro negli spogliatoi sabato sera, mentre di sottofondo echeggiava un coro contro di lui. L’attaccante serbo, il giorno dopo il controverso episodio che l’ha visto protagonista allo Stadium, tende la mano ai tifosi in segno di pace. Di distensione. Di riappacificazione. "Capisco il rammarico per gli ultimi risultati e avete tutto il diritto di manifestarlo, vi ho sempre rispettati dando tutto per la maglia e vi ringrazio per il supporto che ci date quotidianamente – la sua riflessione, a mente fredda e lucida, pubblicata sui social nel primo pomeriggio di ieri –. Ora è importante continuare a sostenere la squadra e ripartire uniti, tutti insieme, fino alla fine". Parole pesate, al pari della foto sullo sfondo della “story” di Instagram: un’immagine che lo immortala mentre applaude all’indirizzo dei sostenitori bianconeri. Appunto.
Vlahovic: prima il confronto, poi la minaccia
Quello di Vlahovic, il giorno dopo, è un appello all’unità e alla coesione per provare a lasciarsi subito alle spalle il delicato momento vissuto dalla squadra. Già, ma il giorno dopo rispetto a che cosa? La ricostruzione di quanto accaduto la sera prima, a margine del deludente pareggio casalingo contro il Venezia, secondo quanto filtrato dalla Continassa, è spettata proprio a DV9. Che ieri mattina, all’arrivo alla Continassa, ha voluto fare chiarezza su quei convulsi minuti che hanno generato un’accesa incomprensione con la curva. L’attenzione di Vlahovic, durante il confronto con i tifosi, sarebbe infatti stata catturata da un singolo “sostenitore”, che l’avrebbe apostrofato e poi anche minacciato. Scatenando, così, la reazione del serbo, trattenuto a fatica dai compagni. Così si sarebbe innescato il diverbio sotto la curva, così sarebbe arrivato il gesto di stizza in seguito ai cori contro di lui, al rientro nel tunnel degli spogliatoi.