Bruno Genesio e la consapevolezza di poter battere chiunque
Eletto due anni fa miglior allenatore della Ligue 1, quando era al timone del Rennes, Genesio è diventato l’uomo copertina del calcio francese dopo il doppio trionfo sulle “big” madrilene. Una specie di eroe. "Ci siamo dimostrati squadra solida, solidale, ottima in difesa e con un enorme talento in attacco – proclama – . C’è la consapevolezza di poter battere le grandi squadre. Basta crederci".
Genesio e le origini calabresi
Nelle sue vene scorre sangue calabrese. I nonni erano di Mammola, una novantina di chilometri a nord-est di Reggio, tra l’Aspromonte e le Serre. Comune di origini contadine, sussistenza basata su allevamento del bestiame e agricoltura. Dopo la Seconda Guerra Mondiale attraversarono tutta l’Italia per installarsi a Lione. Con loro c’era il piccolo Salvatore, due anni e mezzo, futuro papà di Bruno. "Abbandonato, mio nonno è stato allevato dalle Direzioni Dipartimentali della Sanità e dell’Azione Sociale italiana – racconta il “Pep” transalpino –. Gli hanno concesso il cognome di Genesio". In Francia gli è stato poi aggiunto arbitrariamente un doppio accento acuto su entrambe le E, così il cognome si scrive Génésio. Tutto un programma la pronuncia locale: “Brünò Dzhenesiò”, tipico di un Paese sciovinista arcinoto nello storpiare in modo raccapricciante i nomi stranieri (basti pensare a quello della Juventus e della Juve, che oltralpe diventano “Dzhüvantüs” con l’accento sull’ultima U o più brevemente “Dzhüv”). "Amo l’Italia, la cucina italiana, la cultura calcistica, la lingua – precisa Genesio – . Capisco quasi tutto, ma non lo parlo. Perché? I miei nonni si rifiutavano di parlarmi in italiano preoccupati per la mia integrazione...".