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La Juve è un’altra cosa: il problema più grande che dovrà affrontare la dirigenza

La squadra andata in campo negli ultimi tre mesi è una squadra che riflette una confusione più profonda

Più che «anno zero», come l’ha definito John Elkann, la Juventus si trova all’anno “sottozero”, perché - allo stato attuale delle cose - la ricostruzione appare un’opera molto più gravosa e pensare che un paio di talenti low cost, scovati da Cristiano Giuntoli, possano creare una squadra vincente è illusorio almeno quanto credere, come fanno in molti, che la sostituzione di Massimiliano Allegri sia sufficiente per una svolta netta.

La Juventus andata in campo negli ultimi tre mesi è una squadra che riflette una confusione più profonda, una mancanza di sincera compattezza fra il tecnico e tutta la società e l’assenza di una progettualità chiara. Sì, c’è il concetto di “sostenibilità” e “competitività” che si basa molto sulla riconosciuta abilità di Giuntoli nello scouting e sul progetto, genialmente intrapreso cinque anni fa, della seconda squadra. Ma superata la terrificante (e in buona parte ingiusta) tempesta giudiziaria della passata stagione, si ha l’impressione che si navighi a vista, con un allenatore costantemente sotto processo e obiettivi strettamente finanziari a indicare la rotta: l’imprescindibile qualificazione alla prossima Champions di cui il bilancio non può fare a meno è l’unica stella polare indicata con chiarezza.

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