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Cannavaro, ricordi Juve e il 2006: "Così mi stavano dicendo che dovevo andare"

 

Le parole del capitano della Nazionale campione del mondo nel 2006 a Radio Serie A: "De Rossi? L'esempio che forse si avvicina più al mio"

"È solo una questione di tempo, so che se inizierò a fare questo lavoro mi verrà data sicuramente l'opportunità. Per quello che rappresento so di avere delle agevolazioni, perché è normale. Per chi ha fatto una carriera come la mia a volte è più semplice se dimostri quello che vali". Fabio Cannavaro ha le idee chiare, non si pone limiti e spera che un giorno avrà l'opportunità di guidare la squadra della sua città oltre che del suo cuore. In un'intervista rilasciata a Radio Serie A nel programma "Storie di Serie A", l'ex capitano della Nazionale campione del mondo ammette che la panchina partenopea lo attira parecchio. "Napoli è una squadra che tutti vorrebbero allenare gratis, ha una qualità tecnica superiore ad altre squadre. Ho sempre detto che la panchina del Napoli è un obiettivo. Quest'anno era un'idea più dei media che della società, però io vado avanti per la mia strada: non mi ha regalato mai niente nessuno, ho la testa dura e ho sempre sudato quello che ho avuto. Ero piccolino: ho sempre dovuto saltare più degli altri, correre e lottare di più. Sento ancora il fuoco dentro, quella è la voglia che mi fa stare sereno: aspettiamo", dice Cannavaro.

Cannavaro, la Cina e Benevento

"Io alleno dal 2014, quando Marcello Lippi mi portò in Cina con lui: per tanti è vista come un'esperienza non delle migliori, però in Asia in quel periodo c'erano grandissimi allenatori. Ho avuto la fortuna di far bene, vincere e rimanere cinque anni, durante i quali ho potuto allenare giocatori come Paulinho, Pato, Talisca e Witsel. Siamo arrivati a fare le semifinali di Champions League asiatica. Sono tornato qui nel periodo del Covid, ho rifiutato la panchina della Polonia perché pensavo di trovare qualche nazionale migliore e dissi di no, anche perché c'era poco tempo per lavorare. Mi sono reso conto poi che l'esperienza cinese non è vista bene, non ho capito perché: mi dispiace perché dieci anni di panchine contano. Ho pazienza e aspetto: è quello che voglio e che mi piace fare. Tutti pensano che Benevento sia stata una parentesi negativa, ma per me è stata formativa. Quando sono arrivato c'erano problemi con lo staff medico, problemi con squadra e presidente, oltre che giocatori infortunati: avevo 13 titolari fuori, non posso essere valutato. Se sono arrabbiato? Dopo due anni, mi chiedo: 'è possibile che su 20 soluzioni 19 siano all'estero?'" spiega l'ex difensore della Juventus.

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