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"Se ti menava lo faceva vedere a tutti": nel mondo di Paolo Montero

Un viaggio nella carriera di una leggenda bianconera, oggi allenatore della Primavera, insieme a chi lo ha conosciuto fino al cuore: gli aneddoti di Ferrara, Iuliano, Pessotto e il racconto dei ragazzi

Un altro Montero nella Juve

Il tecnico della Juve Primavera ribadisce quanto siano importanti i comportanti nell'ambito dello spogliatotio, tra allenatore e giocatori o proprio tra compagni di squadra: "Non muovere le braccia davanti all’allenatore, o a un compagno se uno sbaglia: non si fa. Non guardare la moglie o la fidanzata di un compagno: non si fa. Conoscere la vita personale di un compagno per sapere come prenderlo in allenamento o in partita. Tutti, almeno una volta, siamo entrati addormentati in campo. Succedeva nel 1920 e ci saranno nel 2050: sono codici di vita, che bisognerebbe tatuarsi. Il calciatore, con gli occhi, ti fa una risonanza magnetica come diciamo in Uruguay: vedono come tratti il più forte e il meno forte, come tratti titolari e non".

E a proposito di trattamenti, come si comporta Montero con l'altro suo figlio, ovvero Alfonso, difensore del settore giovanile bianconero da qualche tempo promosso proprio nell'U19 di papà Paolo? Il concetto è chiaro: "Cerco di essere il più equilibrato possibile, perché i giocatori ti stanno guardando: vedono come tratti tuo figlio sia quando sbaglia che quando non sbaglia, come gli urli. Allora generalmente, durante la partita, mi comporto come se fosse un altro giocatore. A Vinovo io e lui siamo giocatore e mister, fuori dal campo è mio figlio. ‘Guarda che sei alla Juve, ma non devi sentirti arrivato o sazio', gli dico".

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