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Allegri, il dibattito Juve tra meriti e i No Max. Poi c’è la dura verità

Perché si deve essere necessariamente pro o contro il tecnico bianconero e perché si deve parlare solo di lui?

È noioso, ma soprattutto riduttivo che il dibattito sulla Juventus si concentri e si polarizzi esclusivamente su Massimiliano Allegri. Per quanto un allenatore sia importante all’interno dell’ecosistema di un club e incida in modo piuttosto diretto sulla squadra, siamo arrivati al paradosso che tutto quello che capita alla Juventus sia merito o colpa di Allegri e, soprattutto, che un ritorno al successo, dipenda esclusivamente dalla sua cacciata o dalla sua conferma.

Perchè parlare solo di Allegri?

È vero, Allegri, in questo momento, è l’uomo più forte della Juventus. Dalla scorsa primavera, quando ha sfiorato l’esonero, il suo potere all’interno del club è aumentato e si è consolidato. Ma l’idea che sia l’unico fattore determinante per le sorti della Juventus è figlia di quel tipo di semplificazione estrema, così amata da un certo pubblico, sempre meno abituato alla complessità e a ragionare oltre gli slogan o, meglio ancora, gli “in” o gli “out”. E questo, sinceramente, rende tutto molto deprimente, perché toglie il gusto e il senso di una critica costruttiva. Privato delle sfumature, qualsiasi pensiero, anche uno su una cosa semplice come il calcio, diventa un primitivo grugnito di approvazione o disapprovazione. Perché si deve essere necessariamente pro o contro Allegri e perché si deve parlare solo di Allegri (come, maledizione, stiamo facendo in questo momento)?

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