Gli dai dei consigli?
«Mai! Io non do mai consigli. Quando mi chiedono, io rispondo dando le mie verità. Che sono le mie, ovviamente, mica quelle assolute».
Chi sono i tre portieri più bravi adesso?
«Tre sono troppo pochi. A parte Courtois che è infortunato e che per me aveva qualcosa in più, poi ce ne sono sei o sette che sono fortissimi. I nomi li conoscete, sono quelli lì».
Gli allenamenti hanno livellato il ruolo?
«No, direi di no. Per me un portiere è fatto per il 20-30% di qualità innate e 70-80% di testa. Che vuol dire capacità di capire lo svolgimento del gioco, relazionarti con gli altri, dare sicurezza a un reparto, sono qualità intangibili all'esterno, ma sono molto più importanti del fisico».
Pure Allegri, come Gigio, è uno a cui tendenzialmente non perdonano niente. Perché?
«Perché viene da due anni nei quali la Juve ha passato parecchie vicissitudini. Se penso alla felicità del mondo bianconero quando è tornato... Ma quando si riparte c'è bisogno di tempo. Questi due anni gli hanno permesso di fare delle scelte, di operare una scrematura nel gruppo e magari di costruire per arrivare nel giro di un anno o due alla vittoria».
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