TORINO - John Elkann è sempre più potente all'interno dell'impero di famiglia, Andrea Agnelli tuttavia non ne esce, anche se diminuisce la sua quota del 3% della "Giovanni Agnelli BV", venduta direttamente al cugino. Se la notizia può fare clamore, anche alla luce di un progressivo allontanamento di Andrea dagli affari di famiglia dopo la sua uscita dalla Juventus (via dai CdA di Exor e Stellantis), in realtà potrebbe essere anche letta in modo meno sensazionale: Andrea ha monetizzato una parte delle sue quote per finanziare i suoi nuovi progetti con base Amsterdam e la sua vita dopo la Juventus. Tant'è che il fatto che rimanga nel CdA della stessa "Giovanni Agnelli BV" (tra l'altro a rappresentare proprio il cugino John che non ne è più presidente) è indicativo del fatto che la cessione di quelle quote non rappresenta, almeno per ora, un abbandono definitivo dell'impero nato ai primi del Novecento intorno alla Fiat.
Tre gruppi di potere
A dare la notizia del riassetto della Giovanni Agnelli BV è il Sole 24Ore con l'articolo che periodicamente riassume la situazione dell'accomandita. Il riposizionamento interno semplifica la governance, con gli undici rami della famiglia che non scompaiono, ma vengono raggruppati nei tre macrogruppi Gruppo Giovanni Agnelli, il Gruppo Agnelli e il Gruppo Nasi, che diventano gli interlocutori unici nell’indicazione di rappresentanti nei board della Giovanni Agnelli Bv e della controllata Exor. Un altro passo verso una semplificazione del comando dell'impero che vede John sempre più forte.