Matteo Tognozzi, innanzitutto: come si trova nelle inedite vesti di direttore sportivo del Granada, in Liga, ruolo assunto tre settimane fa soltanto?
«Iniziare il lavoro a ottobre è piuttosto insolito, ma la proposta mi ha subito affascinato e avevo voglia di iniziare il prima possibile. A tal proposito, devo ringraziare la Juventus che mi ha concesso l’opportunità di firmare a stagione in corso. Conoscevo già strutture, persone e, soprattutto, potenzialità del club spagnolo: ho ricevuto diverse offerte, ma questa era la più intrigante. In Spagna sto vivendo giornate piene ed entusiasmanti».
Che ruolo ha giocato la possibilità di vivere la sua prima esperienza da ds, dopo tanta esperienza nell’area scouting?
«Avvertivo effettivamente l’esigenza di questo passo, soprattutto dopo aver completato il corso a Coverciano. Ho soltanto 36 anni, ma già da 15 lavoro nel settore: la proposta del Granada si è sposata alla perfezione con il desiderio che stavo iniziando a covare».
Detto del perché è approdato al Granada, c’è anche un perché ha lasciato la Juventus?
«Dopo sei anni e mezzo, forse, si è semplicemente chiuso un cerchio. Sarei potuto restare a Torino per godere dei risultati che stavano arrivando, ma la mia indole mi spinge a cercare sempre nuovi stimoli. Con il direttore Giuntoli ci conosciamo da tempo e si era subito instaurato un ottimo rapporto, ma alla Juventus avevo raggiunto i miei obiettivi. Ora ne cerco di nuovi».