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Dusio, che vita: le corse, il sogno F1 e Boniperti portato alla Juve

Dusio, che vita: le corse, il sogno F1 e Boniperti portato alla Juve Ag. Aldo Liverani

Da Scurzolengo il geniale quanto inguaribile visionario che ha scritto un capitolo affascinante della storia dell’automobilismo. Ha giocato nel club bianconero e ne è stato presidente

Un tuffo nel Po, ed è la fine. Il letto freddo e limaccioso del fiume si chiude su un oggetto apparentemente banale, l’albero motore di un’auto da corsa, il simbolo di un grande sogno. E di un grande fallimento. Scurzolengo è un paese dell’Astigiano a meno di 70 chilometri da Torino, oggi poco meno di 600 abitanti, una storia scarna e tranquilla, un paio di invasioni nel corso dei secoli - giusto il minimo sindacale - e una medaglia di bronzo al valore militare per la lotta partigiana durante la seconda guerra mondiale.

La vita scorre tranquilla regolata dai ritmi della campagna, si produce un ottimo barbera e nel tempo libero si gioca a bocce o al balon o a tamburello. Da Scurzolengo, tuttavia sono “emigrati” a Torino due personaggi che hanno inciso nella storia dello sport. Uno è Primo Nebiolo che, da presidente della federazione mondiale, ha traghettato l’atletica leggera da una dimensione di sobrietà quasi liturgica a quella di sport-spettacolo. L’altro è Piero Dusio, geniale quanto inguaribile visionario che ha scritto un capitolo affascinante della storia dell’automobilismo.

Dusio e la Juventus da calciatore

Dusio nasce il 13 ottobre del 1899, lo stesso anno in cui, tre mesi prima, Emanuele Cacherano di Bricherasio, Cesare Goria Gatti e Giovanni Agnelli fondano la Fiat. Sia un segno del destino o una semplice coincidenza, l’auto e l’automobilismo saranno la stella polare nella vita di Dusio. Ma prima viene il calcio, che all’inizio del Novecento conquista l’Italia e Piero se ne innamora, del calcio e della Juventus. Con la maglia bianconera arriva a giocare in prima squadra, ala destra di buon talento in formazione nel primo torneo dopo la Grande Guerra e poi nel campionato 1921-22; non gioca molte partite, ma - ricordano le statistiche - le vince tutte. Un infortunio, storia comune a molte promesse del calcio, dirotta Dusio su altre strade, il giovane ha talento non solo col pallone, ci sa fare in campo imprenditoriale, nel 1926 investe i guadagni realizzati come rappresentante di tessuti nella prima azienda italiana di tele cerate stampate diventando rapidamente uno fra i più importanti industriali piemontesi.

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