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Juve, la strategia mercato tra Manna e Giuntoli. Nonostante De Laurentiis

Il giovane dirigente ha meritato la promozione dopo la trafila nel vivaio e i talenti lanciati. Il club bianconero vuole affidare all'ex Next Gen il mercato fino all’arrivo dell'attuale ds del Napoli, al netto delle parole del patron azzurro

TORINO - Fabio Miretti, Matias Soulé, Samuel Iling. E Giovanni Manna. D’accordo: gli ambiti di competenza, dentro e fuori dal rettangolo verde, sono differenti. Ma il percorso, in fondo, è del tutto analogo: la politica societaria che nelle ultime stagioni ha visto approdare agli ordini di Allegri numerosi talenti del vivaio, infatti, ora ha portato in auge la figura del direttore sportivo. Promosso in prima squadra a gennaio dall’infuriare degli eventi, ma adesso da una decisione convinta e ponderata da parte del club. I 35 anni di Manna dietro la scrivania, d’altronde, corrispondono un po’ ai 18 o 19 dei giovani che da quando è approdato a Torino ha contribuito a lanciare. Attraverso competenze specifiche e anche generiche, come le quattro lingue parlate in maniera fluente.

Manna, dal Forlì a Vinovo

Il suo percorso all’ombra della Mole, in effetti, ricorda da vicino quello di un ragazzo che incanta con il pallone tra i piedi. L’approdo in Under 19, la promozione in Next Gen, ora la grande occasione in prima squadra. Le sue qualità non sono passate inosservate, e non soltanto alla Continassa: il suo nome, negli ultimi dodici mesi, è stato accostato a Udinese e Pisa, Empoli e Sampdoria. Ma il suo presente, dopo i primi passi al Forlì e la maturità professionale raggiunta in Svizzera, è a tinte bianconere. Lì dove vanta un solido rapporto con Allegri, lì dove da tempo lavora in maniera proficua insieme al capo dello scouting Tognozzi. "A gennaio ha lavorato bene in una situazione d’emergenza, adesso possiamo dire che sarà lui a prendere in mano responsabilità e mercato", l’incoronazione ieri da parte dell’ad Scanavino. Che negli ultimi mesi ha avuto modo di apprezzarne la gestione della seconda squadra, oltre che di ripercorrerne una carriera in cui, a Lugano, aveva centrato l’accesso all’Europa League pur dovendo fare i conti con un budget tutto sommato modesto.

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