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Juventus, la Giustizia e il potere: così però resta la disparità

Manca una norma, ma c’è la condanna. Le motivazioni lasciano tutte le incongruenze a partire dal fatto che la Juve sia l’unica condannata

Juve, le 75 pagine di motivazioni del Collegio

Sono dure le 75 pagine di motivazioni del Collegio, smontano i 9 punti del ricorso juventino e rattoppano con elegante sartoria giuridica la slabbrata sentenza di Torsello. L’impianto accusatorio non solo esce indenne dal passaggio al Collegio, ma rinforzato dalla maggiore accuratezza che il Collegio ha usato nello scrivere le motivazioni. Certo, bisogna condividere il punto di partenza, ovvero l’idea che i dirigenti della Juventus avessero costruito un sistema illecito e sleale, senza tuttavia poter dimostrare un solo esempio della loro slealtà, visto che non esiste una norma sulle plusvalenze “fittizie” e che tutto si basa su stralci di conversazioni estrapolati dalle intercettazioni della Procura della Repubblica di Torino, non ancora passate al vaglio non solo di un vero processo, ma anche di una semplice udienza preliminare. Ma queste sono chiacchiere, la sentenza è scritta e motivata: per la giustizia sportiva, i dirigenti apicali della Juventus, ovvero Andrea Agnelli, Fabio Paratici, Federico Cherubini e Maurizio Arrivabene (la cui kafkiana situazione andrebbe raccontata a parte) sono stati sleali. E questo, scrive il Collegio, inguaia per “trascinamento” la Juventus.

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