Allegri non ha tutte le colpe, ma...
Parliamo di calcio, dunque. Parliamo di una squadra che da due stagioni manca di intensità, di idee, di organizzazione, di corsa e soffre di troppi infortuni. La rosa della Juventus non è quella di Berlino o Cardiff, ma potrebbe esprimersi meglio e con maggiore coraggio. Parlare di calcio significa mettere in discussione la parte calcistica del lavoro di Allegri, farlo senza isterismi o pregiudizi, piuttosto con la visione di quello che dovrà diventare la Juventus di domani, con un programma che necessiterà di un progetto tattico e agonistico diverso. C’è chi ha trasformato la critica ad Allegri in una professione fondata sul preconcetto, spaccando il mondo in chi difende il tecnico livornese a prescindere e chi lo attaccherebbe anche avesse la coppa del mondo. Questo non ha fatto bene alla Juventus e ai suoi tifosi, perché qualsiasi scelta e qualsiasi risultato veniva piegato al proprio dogma, senza ragionare. Allegri non ha tutte le colpe, ma non può sfuggire alle sue responsabilità.
La rinascita della Juventus
La Juventus deve rinascere nella prossima stagione: non può farlo con promesse diverse da idee, intensità e coraggio, elementi da infondere in un gruppo giovane e talentuoso, che finora non si è espresso adeguatamente rispetto alle possibilità. La domanda che si devono fare i nuovi dirigenti è: Allegri è in grado di farlo? Se la risposta non fosse un sì convinto e motivato, allora un ragionamento andrebbe fatto, anche per non rischiare di buttare via un’altra stagione. Simone Inzaghi, pure lui nel mirino, non ha fatto giocare l’Inter molto meglio della Juventus nelle due semifinali, ma ha saputo dare un’anima alla squadra, una maggiore determinazione agonistica, la sensazione che fra i giocatori ci sia stata consapevolezza di cosa ci si stava giocando. Non è bella l’Inter, ma vince: quello che una volta sapeva fare la Juventus.