TORINO - A fari spenti, come piace dire a qualcuno, ma con lo sguardo bello dritto perché l’obiettivo è chiaro, per nulla sfuocato. La Juventus, in attesa di sapere come e quanto eventualmente influiranno le vicende della giustizia sportiva a livello di punti e quindi di classifica, ha individuato la direzione da seguire. E non è poco. Anche perché il recente mercato di gennaio ha ricordato a tutti che la corsa ai rinforzi doc non è più una gara da centometristi, con i club che partono a razzo per paura di non arrivare in tempo al traguardo, ovvero il calciatore da prendere. La caccia agli acquisti è diventata, come minimo, una gara di mezzofondo: dove quindi non è così premiante lo sprint finale, quanto il ritmo, la costanza delle frequenze. E dunque la Juventus ha cominciato a battere il ferro sapendo che questo è un momento di avvicinamento: utile ma non decisivo. Come si diceva, il club ha individuato il Dna che dovranno avere i nuovi ingressi: calciatori di livello, ovviamente, ma in primis uomini in sintonia con il concetto di Juventus che ha in mente la dirigenza. E per il futuro la quota di italiani all’interno della rosa è destinata ad aumentare per due ragioni.
L’importanza della Next Gen
La prima è legata alla volontà/necessità di poter mandare in campo una squadra forte di uno spiccatissimo senso si appartenenza, in grado di regalare un valore aggiunto soprattutto nei momenti di difficoltà; la seconda al piacere di continuare a caratterizzarsi per quella società che nel solco di una tradizione ormai storica rappresenta l’essenza e l’eccellenza del calcio made in Italy come raccontano le formazioni mondiali azzurre. Ma c’è anche molto di più. Il fatto di avere a disposizione la Next Gen come palestra in cui far irrobustire e crescere i talenti “allevati” nel settore giovanile, con il campionato di serie C e la Coppa Italia di categoria, consentirà di accelerare il percorso utile ad aumentare il tasso di juventinità cento per cento.