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Plusvalenze Juve, Calabrò: "La sentenza è da annullare senza rinvio!"

Intervista all'’ex magistrato che spiega tutti i motivi per cui i 15 punti devono essere ridati dal Collegio di Garanzia

Come giudica il fatto che la Juventus abbia allargato il pool difensivo con altri due legali?

«Al di là di quello che può sembrare all’esterno è chiaro che l’unione fa la forza, non tanto a livello numerico quanto a capacità di approfondire le situazioni in base a quelle che sono le proprie capacità specifiche e conoscenze settoriali. Il ricorso della Juventus è molto ben fatto perché non ha argomentazioni solo legali, ma è stato realizzato da persone che capiscono di bilanci e distruggono quella parte di motivazione della Corte d’Appello per cui con le plusvalenze si sarebbe falsificata la competizione. In realtà facendo quattro conti, ovviamente sottoscritti da chi ha competenza, si dimostra che tutte le plusvalenze incidono per il 3% sul fatturato della Juve. Per cui con il 3% come si fa a cambiare le sorti delle potenzialità economiche di un club e quindi la sua possibilità di intervenire sulla formazione della rosa? Chi amministra chiede a chi si occupa della parte sportiva di creare plusvalenze ma questo non significa realizzarne di fittizie soltanto perché sono state trovate delle x al posto di nomi certi».

Ricordiamo le tre strade che potrà imboccare il Collegio?

«Conferma della sentenza, annullamento senza rinvio e annullamento con rinvio. Il Collegio non potrà rimodulare la pena ma per esempio dire che il verdetto non regge in base a determinate riflessioni e quindi disporre che torni indietro per una diversa valutazione oppure annullarla direttamente e definitivamente».

La Juventus ha invocato anche la mancata possibilità di aver vissuto il giusto processo. Condivide questa obiezione e perché?

«Qui l’accusa ha fatto il bello e cattivo tempo, mentre la difesa in tempi e spazi angusti non ha potuto esercitare davvero il proprio diritto: basti pensare che è stato cambiato il capo d’imputazione senza comunicarlo prima, per cui nel dibattimento c’è stato un margine minimo per poter allestire le contromosse. Lo ripeto, in queste condizioni il diritto alla difesa viene meno».

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