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Plusvalenze Juve, dov’è il vantaggio? Rappresentano il 3,6% dei ricavi

I risvolti del ricorso bianconero contro il -15. Le plusvalenze sono tassate, non danno denaro per il mercato e pesano sul futuro

Aver avuto un «vantaggio sportivo» che ha, in qualche modo, condizionato le competizioni rappresenta una passaggio chiave della sentenza di condanna, pronunciata il 20 gennaio dal giudice Torsello, presidente della Corte d’Appello della Figc, nel condannare la Juventus a quindici punti di penalità. E nel lungo ricorso che i legali della società bianconera hanno scritto si prova a scardinare quella teoria, calcolando la risibile percentuale che le plusvalenze contestate hanno avuto sui ricavi bianconeri nel triennio oggetto di indagine. Ebbene, a fronte di un fatturato di 1,675 miliardi di euro, le plusvalenze ritenute fittizie dalla giustizia sportiva sono 60 milioni, ovvero il 3,6%. Difficile pensare che possano aver cambiato in modo sostanziale la potenza di fuoco della Juventus sul mercato, per esempio. Ma proviamo ad analizzare in modo analitico la questione delle plusvalenze come motivo di vantaggio sportivo.

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