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Plusvalenze Juve, il ricorso: "Questi i motivi per annullare la sentenza"

Esclusivo: abbiamo letto l’articolato documento dei legali bianconeri al Collegio di Garanzia dello sport. Si punta sui vizi di forma e anche su gravi obiezioni sostanziali alla condanna della Caf

Cosa (non) è cambiato rispetto al 27 maggio 2022

Ebbene, rispetto al 27 maggio 2022 non è cambiato niente. «L’appunto denominato “Libro nero di FP” e gli appunti sulle trattativa in corso, ove compare la X, nulla contengono per attribuire il connotato di fittizietà ai valori di cessione delle suddette operazioni. In nessuna conversazione intercettata e in nessun documento acquisito si rinviene alcun riscontro di sorta per sostenere, ad esempio, che il valore del calciatore Vrioni, ceduto dalla Juventus per 4 milioni fosse pari a 600mila (valore attribuito dalla Procura Federale), oppure che il valore del calciatore Brunori fosse davvero contenuto in 400mila (valore attribuito dalla Procura) e non fosse, invece, maggiore come da operazione. In realtà le intercettazioni e le acquisizioni documentali delineano soltanto uno scenario di carattere generale, in cui emerge l’interesse, anche per finalità bilancistiche, a concludere operazioni produttive di plusvalenze, oltre alla consapevolezza di aver concluso molteplici operazioni incrociate, ma nulla di più e soprattutto nulla che dimostri attività illecite o anche solo irregolari». E poi quelle intercettazioni erano davvero “fatti nuovi”? Perché, detto che l’articolo invocato dalla Procura per la revocazione (il 63 CGS CONI) non contempla la revocazione per «fatti nuovi la cui conoscenza avrebbe comportato una diversa pronuncia», ma solo «un errore di fatto», si può anche discutere sulla reale novità di quei fatti. E il ricorso dice: «In buona parte non sono fatti nuovi, ove si consideri che, già al momento del deferimento del 2022, la Procura Federale conosceva i decreti di perquisizione della Procura della Repubblica di Torino - ove i comparivano i contenuti delle conversazioni telefoniche ritenute di maggior rilievo - e aveva altresì contestato ai deferiti l’intenzione di realizzare le plusvalenze per motivi di carattere economico-finanziario e non per esigenze tecnico sportive». Chiné, insomma, aveva già quasi tutto il materiale utilizzato per la revocazione (ben prima di avere a disposizione le 14mila pagine dell’inchiesta torinese) e aveva già accusato la Juventus e i suoi dirigenti dei fatti per i quali la Corte aveva assolto tutti.

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