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Juventus, Di Maria a scuola da Locatelli. E per Vlahovic niente sconti

Paradossi alla Continassa. Non si parla di tecnica, ma di attaccamento alla maglia e sacrificio

Su Chiesa e Vlahovic

E pensare che pochi mesi fa (era ancora settembre) avevano fatto discutere alcune riflessioni allegriane durante una chiacchierata tra addetti ai lavori: «La Juve era stata pensata in un altro modo. Con Rabiot-Paredes-Pogba a centrocampo più Locatelli a fare il primo che subentra. Di Maria e Chiesa sulle fasce, Vlahovic nel mezzo. La Juve di adesso è virtuale». Beh, da primo subentrante ad esempio il salto è stato bello massiccio. E apprezzabile. Anche perché Allegri non è tipo da trincerarsi troppo dietro la diplomazia: quel che pensa dice, al limite con ironia, ma senza troppi giri di parole. In questo senso un po’ di effetto l’ha fatto sentire il tecnico spiegare seccamente che «Chiesa è rientrato bene e ha fatto buone cose, Vlahovic alcune buone altre meno». Per carità, ha detto nulla più e nulla meno rispetto a ciò che hanno pensato tutti, però è anche vero che, volendo, c’era pure la strada del “son contento di riaverlo a disposizione, sarà importante”. Ma a quanto pare non è cosa. Allegri ha reputato fosse cosa buona e giusta ripartire da là dove aveva interrotto, con Dusan, cioè da bastone e carota, da complimenti a piccole (e pubbliche) stecche.

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