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La Juve e il giallo dei documenti: da Torino a Roma in 28 giorni...

Dalle date ufficiali, il procuratore Figc Chiné chiede gli atti dell’inchiesta Prisma il 27 ottobre e li riceve il 24 novembre! Al Collegio il club punterà sul potenziale sforamento dei termini

La richiestà del 27 ottobre e il viaggio a Torino

La richiesta di poter accedere agli incartamenti prodotti dai magistrati torinesi, infatti, risale in realtà al 27 ottobre. E, dunque, quasi due mesi prima rispetto alla suddetta richiesta di revocazione, ben al di fuori dei limiti temporali imposti dal Codice di Giustizia Sportiva. Perché, dunque, intercorre quasi un mese tra la richiesta e la consegna dei documenti? E in quali mani sono state, eventualmente, le copie – cartacee e digitali – di quel faldone? Interrogativi legittimi, soprattutto alla luce di un ulteriore dettaglio. Nei giorni immediatamente successivi alla richiesta avanzata da Chiné, a fine ottobre, organi di stampa avevano infatti riportato del viaggio a Torino da parte di una figura di spicco della Procura Federale per disporre degli incartamenti. Aveva fatto seguito una smentita rispetto alla persona citata dalle cronache, ma non rispetto al fatto in sé. E, considerando che il lavoro dei pm a Torino ha prodotto un plico di 14mila pagine, è facile comprendere come un mese in più a disposizione avrebbe fatto decisamente comodo alla Procura per approfondire i fatti lì sopra riportati.

"Una replica lacunosa"

Saremmo nel campo del vizio di forma, dunque, un aspetto quasi marginale rispetto alle tesi difensive della Juventus, che entrano nel merito e nella sostanza di accuse da cui alla Continassa sono certi di potersi sottrarre con la forza della ragione. Ma questo non significa che la nebbia intorno a quei ventotto giorni non debba essere diradata, anche perché potrebbe annidarsi proprio lì l’inammissibilità della revocazione. Così, in data 11 gennaio, la Juventus ha chiesto “delucidazioni in merito alla richiesta inoltrata al procuratore aggiunto Marco Gianoglio e recante la data del 27 ottobre, al fine di verificare la tempestività dell’impugnazione per revocazione. In particolare, si richiede di essere messi a conoscenza e di documentare la modalità e la tempistica della trasmissione e/o del deposito di tale richiesta alla Procura della Repubblica torinese”. Nella risposta, arrivata due giorni più tardi, la Procura Federale si è limitata a evidenziare come “con la proposizione del ricorso per revocazione, tutti gli atti del procedimento sono stati trasmessi alla Corte Federale d’Appello presso la cui Segreteria sono depositati”. Una replica piuttosto lacunosa, secondo i legali bianconeri. Che hanno posto l’accento su questa incongruenza venerdì scorso e che torneranno a farlo davanti al Collegio di Garanzia presso il Coni. Così, quei ventotto giorni, a tutt’oggi, restano avvolti nel mistero.

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