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Plusvalenze, stangata per la Juve: 15 punti di penalizzazione

La Corte Figc si è pronunciata: sanzioni solo al club bianconero. La richiesta della Procura federale era stata di 9 punti

Caso plusvalenze, la giornata

Il procuratore federale della Figc, Giuseppe Chiné, ha chiesto 9 punti di penalizzazione per la Juventus nell'udienza davanti alla Corte d'appello federale per l'istanza di revocazione contro l'assoluzione di 9 club, tra cui la stessa Juve, nel procedimento sulle plusvalenze dello scorso maggio. I rappresentanti dei club coinvolti hanno sollevato l'eccezione di inammissibilità. Il principio è il “ne bis in idem”, cardine dell’ordinamento italiano per il quale nessuno può essere processato due volte sui medesimi fatti. Del resto il Procuratore federale aveva la possibilità di archiviare il procedimento e poi riaprirlo in seguito, invece ha scelto di andare a processo pur sapendo di non avere ancora a disposizione tutti gli atti dell’inchiesta Prisma, ritenendo di avere elementi sufficienti. L'udienza della Corte Federale per valutare il ricorso del procuratore Chiné si è conclusa dopo le 17.

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Caso plusvalenze, botta risposta tra Chiné e legali Juventus

Un lungo pomeriggio per la Juventus con un botta e risposta davanti alla Corte Federale, tra la difesa del club e il procuratore Chiné. L'accusa avrebbe asserito che le plusvalenze contestate servivano a coprire le perdite, i legali del club bianconero avrebbero specificato che le plusvalenze in oggetto, pari ad una cifra di 60 milioni, rappresentano solo il 3,6% dei ricavi. Sempre secondo la difesa del club bianconero, negli anni che vengono presi in oggetto dalla procura per le contestazioni, la società ha fatto aumenti di capitale per 700 milioni, in tre anni ha avuto 1675 milioni di ricavi e su una cifra totale di 323 milioni di plusvalenze, i 60 milioni contestati da Chiné sarebbero il 18% del totale ovvero il 3,6% dei ricavi.

Caso plusvalenze, la memoria difensiva della Juve

Ricorso "inammissibile, in ragione dell'assenza, nel caso in esame, dei presupposti applicativi di tale mezzo di impugnazione straordinario", cioè di "fatti nuovi", secondo il principio per cui "nessuno può essere perseguito o condannato penalmente dalla giurisdizione dello stesso Stato per un reato per il quale è già stato assolto o condannato a seguito di una sentenza definitiva conformemente alla legge e alla procedura penale di tale Stato". Parte così la memoria difensiva della Juve per l'udienza della Corte federale d'Appello per l'istanza di revoca dell'assoluzione presentata dalla Procura Figc sulle plusvalenze. "Tale divieto di 'bis in idem' - prosegue la memoria - costituisce un principio fondamentale dell'ordinamento giuridico italiano, così come riconosciuto dalla Corte Costituzionale, che, come noto, ha pienamente recepito le indicazioni interpretative in materia provenienti dalle Corti europee. In argomento, gli scriventi difensori non ignorano l'orientamento della giurisprudenza sportiva secondo cui l'istituto della revocazione ex art. 63 del Codice giustizia sportiva, non violerebbe il divieto di bis in idem né risulterebbe incompatibile con il Codice di Giustizia del Coni; ritengono, però, che sia opportuna una rinnovata e approfondita riflessione in materia". Più avanti viene puntualizzato: "In particolare, con riferimento alla revocazione, l'art. 63, comma 1, lett. d) prevede la possibilità di impugnare tutte le decisioni definitive adottate dagli organi della giustizia sportiva […] se è stato omesso l'esame di un fatto decisivo che non si è potuto conoscere nel precedente procedimento, oppure sono sopravvenuti, dopo che la decisione è divenuta inappellabile, fatti nuovi la cui conoscenza avrebbe comportato una diversa pronuncia. L'art. 63, comma 4, lett. a), invece, consente la revisione della sentenza di condanna innanzi alla Corte Federale di Appello nel caso in cui "sopravvengano o si scoprano nuove prove che, sole o unite a quelle già valutate, dimostrino che il sanzionato doveva essere prosciolto". "Nessuno degli elementi valorizzati dalla procura Federale" nell'ambito delle operazioni di mercato "dimostra l'esistenza di una artificiosa sopra-valutazione dei diritti alle prestazioni sportive dei calciatori alle predette operazioni, con ciò rendendosi piena infondatezza dell'odierno ricorso". "La sussistenza di documenti interni e budget riportanti l'indicazione di plusvalenze come obiettivo strategico non costituiscono affatto un elemento che possa fondare la natura fraudolenta e artificiosa delle operazioni concluse e dei valori ad esse assegnati". A scrivere sono gli avvocati Maurizio Bellacosa, Davide Sangiorgio e Nicola Apa, nell'interesse dei propri rispettivi assistiti, Juventus Fc, Andrea Agnelli, Pavel Nedved, Enrico Vellano, Paolo Garimberti, Assia Grazioli-Venier, Maurizio Arrivabene, Caitlin Mary Hughes, Daniela Marilungo, Francesco Roncaglio, Fabio Paratici e Federico Cherubini. 

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