Home

Calcio

Formula 1

Moto

Motori

Basket

Tennis

Volley

Tuttosport

LIVE

Vialli, professionale come Cristiano Ronaldo: Tacchinardi, racconti Juve

Il ricordo di chi era Luca attraverso i tanti aneddoti di chi lo ha vissuto da compagno di squadra alla Juventus con Lippi: "Quella Champions pensando alla Samp, leader come nessuno"

La svolta con Lippi e la Champions Juve dopo la Samp

«Quando Lippi gli ha detto “ho bisogno di te” c’è stata la svolta. Se sapeva di avere una squadra e un allenatore che contavano su di lui, si prendeva tutti sulle spalle. Lui doveva sentire quel senso di responsabilità lì: se lo percepiva, questo “peso”, ti portava sull’Everest. A costo di non dormire la notte. E mica dico così, tanto per dire. Ricordo la merenda prima della finale di Champions League. Noi mangiavamo, lui guardava il tavolo. Poi guardava l’ora, m’avrà chiesto 50 volte: che ore sono? che ore sono? Io gli dicevo: mangia, ci devi far vincere la Champions! La risposta: “Oh, Tacchi, non dormo da due notti e non ce la faccio a mangiare perché è talmente importante questa partita, la desidero più di qualsiasi altra cosa”. Pensava alla finale persa con la Samp, voleva recuperare. Voleva dimostrare alla Juve che lui era un vincente».  

L'abbraccio con Mancini all'Europeo e i maglioni per nascondere il male

«La foto di Luca che solleva la Coppa per i tifosi juventini è tutto. Ma io penso che ci sia un’altra foto emblematica: l’abbraccio con Mancini dopo la vittoria dell’Europeo. Ha dato tanto a quella Nazionale. Mi immagino i suoi discorsi ripensando a quelli che faceva a noi. Non erano preparati. Lui improvvisava, perché aveva forza. E se doveva attaccarti nello spogliatoio, lo faceva dall’alto del suo carisma. Ecco perché penso a quanto può aver inciso in azzurro. E dunque quell’abbraccio con Mancini è stato un simbolo di tutto questo. Quando ho visto quell’abbraccio ho pianto anch’io, credo che la sua emozione fosse di gioia ma credo si stesse chiedendo “perché proprio a me, questa maledetta?”. E se lo chiedeva in un momento in cui faceva qualcosa che era ancora la sua vita. Ha affrontato la sua malattia con una eleganza incredibile. Mi ricordo una gara alla “Vialli e Mauro”, ricordo di averlo visto con 5-6 maglioni per riempire il suo corpo, perché la chemio lo stava distruggendo. E però lui era là perché era il capitano e voleva vincere quella gara. Era speciale per questo».   

Abbonati a Tuttosport

L'edizione digitale del giornale, sempre con te

Ovunque ti trovi, tutte le informazioni su: partite, storie, approfondimenti, interviste, commenti, rubriche, classifiche, tabellini, formazioni, anteprime.

Sempre con te, come vuoi