Le convinzioni del club
Se nel frattempo comincia lentamente a stemperarsi il clima e la temperatura intorno a questa querelle - ora si cominciano a leggere più previsioni sul fatto che dal punto di vista sportivo il tutto potrà tradursi in ammende e molto difficilmente in punti - (va ricordato che lo stesso procuratore federale Chinè a seguito della sua indagine sulle plusvalenze chiese per 11 società sanzioni e non punti, peraltro perdendo nei due gradi di giudizio), la Juventus non trema per questa inchiesta che ha come pilastri principali la contestazione delle plusvalenze e la manovra stipendi. Sulla prima, alla Continassa domina il convincimento che le plusvalenze debbano essere considerate parte integranti del sistema: la stessa Consob non ne contesterebbe la fraudolenta artificiosità ma la natura giuridica, leggasi permuta. Sulla manovra stipendi, da contestualizzare nella situazione di emergenza nazionale per il Covid in cui si è determinata, l’eventuale errore sarebbe riferibile esclusivamente alla collocazione temporale delle poste. C’è poi da aggiungere che se la Consob avesse riscontrato reati riferibili alla falsità bilancistica avrebbe avuto l’obbligo di trasmissione di notizia di reato, mentre sono emersi profili di non conformità dettati da diverse interpretazioni di alcuni principi contabili tra la Juventus e la Consob stessa.