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L'avvocato Chiacchio: “Differire gli stipendi è una trattativa lecita e diffusa"

L’opinione tecnica del grande esperto: “La Procura per le plusvalenze chiese ammende, non punti”

Alla luce di ciò che si sa, come inquadra la problematica?

«Io posso rispondere in maniera tecnica, ispirandomi ai principi generali, non ho nessuna intenzione di sovrappormi a chi dovrà difendere la Juventus, colleghi preparatissimi. Ma se mi si chiede cosa penso, alcune riflessioni vengono naturali. Partiamo delle plusvalenze e poi arriviamo alla manovra stipendi. La mia esperienza sulle plusvalenze è varia e in passato ho difeso il Novara per il passaggio di giocatori con la Juventus, procedimento concluso con il proscioglimento. Le plusvalenze rappresentano forse la voce più importante per come incidono nel bilancio dei club e su queste operazioni ci sono già state due sentenze che hanno portato all’assoluzione di tutti i club portati in giudizio dalla Procura federale. Per cui... Veniamo invece alla manovra stipendi, la rinuncia agli emolumenti che hanno inciso sul bilancio: bene, io sono rimasto sorpreso in merito al clamore che c’è stato. Nelle categorie inferiori tantissimi club per diverse ragioni chiudono accordi con i calciatori per non corrispondere tutte le mensilità davanti ai soggetti preposti, ovvero il sindacato. A volte conviene anche ai tesserati che comprendendo la difficoltà del momento e magari ottengono il prolungamento del contratto in cambio. E’ una libera trattazione. Questi fatti avvenuti anche nella Juventus sono stati oggetto di valutazioni negative da parte di molti ma in modo infondato: si tratta di attività lecite e diffuse e non illegali dal punto di vista amministrativo. Sia chiaro! In relazione alle scritture private rinvenute occorre valutare se esiste qualcosa di doloso, solo allora la situazione potrebbe cambiare. Tra l’altro sono stati tantissimi i club che si sono comportati così durante il periodo emergenziale Covid. Ma dico di più. Ci sono state società in Serie C e B difese dal sottoscritto che nel collegio arbitrale hanno ottenuto di non pagare 30 o 45 giorni ai giocatori che non avevano accettato la riduzione dei compensi pur non avendo giocato perché i campionati non si potevano disputare per via della pandemia. In teoria la Juventus o un’altra società di massima divisione avrebbe potuto agire in quella sede, invece ha preferito trovare un accordo con i diversi tesserati».

Ma quanto sarebbe grave aver contabilizzato in maniera non corretta, secondo gli inquirenti, il risparmio nel primo anno?

«Parlando in generale posso dire che ad occhio non vedo la gravità che è stata paventata per queste anomalie o disfunzioni che riguardano la competenza finanziaria della Juventus. I collegi arbitrari avrebbero comunque alleggerito il monte stipendi. Se è stata una contrattazione libera senza dolo tra club e giocatori a quel punto le sanzioni non potranno essere molto afflittive. Nel sistema di plusvalenze che secondo la Procura federale era stato accertato, il dottor Chinè, ottimo magistrato, non chiese punti di penalizzazioni bensì ammende. E lì si parlava di un sistema che incideva sui bilanci in maniera decisamente significativa, altro che la manovra stipendi. Si davano valori tre o quattro volte superiore ai calciatori!».

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