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Inchiesta Juve: è un tema tecnico, no al giustizialismo per compiacere le folle

Il fatto che si parli di una squadra di calcio non significa che tutti ne possono parlare come capita con il pallone. L’inchiesta sul presunto falso in bilancio della Juventus si dipana su un territorio ipertecnico, scivolosissimo per chi non conosce in modo approfondito la materia. Si può, certo, buttarla in caciara e blaterare di “gravissime violazioni” o di “infrazioni insignificanti” con lo stesso accalorato piglio con cui si discute di un fuorigioco, ma si alza vertiginosamente la probabilità di fare brutta figura. In particolare la questione della “manovra stipendi”, che potrebbe diventare nodale sia nel procedimento penale che in quello sportivo, è un tema che ha visto esprimersi in modo diverso molti esperti della materia. L’interpretazione di dominio pubblico, in questo momento, è quella dei pm, quindi quella dell’accusa, che quindi considera l’operato della Juventus fuori legge. Non è scritto da nessuna parte, però, che sia l’interpretazione giusta ed esprimersi in anticipo, prima di ascoltare l’altra versione, non solo viola il sacro principio giuridico della presunzione di innocenza, ma anche l’altrettanto sacro principio di buon senso che imporrebbe di tacere quando non si conosce bene l’argomento.

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