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Tortu: "Juve, rivoglio lo spirito di Chiellini e Marchisio. Allegri non si tocca"

Il velocista dal cuore bianconero: "Fatico a capire come un allenatore possa essere prima esaltato e poi considerato incapace. Il derby è un mondo a parte, ricordo la sfida con il Toro seguita a teatro con le cuffiette nascoste..."

Quanto tempo occupa il calcio nel suo tempo libero? 
"Molto, da quando c’è il fantacalcio anche di più. Ne faccio due, con gli amici. Se devo sottolineare un aspetto che non mi piace, ebbene dico lo spezzatino. Ormai si giocano partite in ogni giorno e a mio avviso si perde l’interesse di conseguenza. L’evento inflazionato non è più evento. L’iter esposizione toglie un po’ di voglia di calcio. Mi piaceva la ritualità della domenica, come quando era bambino e c’erano poche eccezioni. Comprendo benissimo le esigenze televisive e commerciali, sia chiaro. Però non mi piace e le assicuro che è così per tanti miei coetanei, per i giovani. Ora faccio un sondaggio con gli amici qui con me (segue colloquio al tavolo.. ndr). Ecco, tutti contrari alle partite ogni giorno e uno dice che proprio non sopporta questa modalità". 
Come immagina questo derby da affrontare nel pieno di una crisi di gioco e risultati? Lei sui sociale si è pure candidato per correre sulla fascia. 
"Era una battuta per mostrare il mio attaccamento. Spero che questo derby sia affrontato con lo spirito giusto, con una carica particolare. E lo confesso, spero che Allegri rimanga. Fatico a capire come un allenatore possa essere esaltato tre anni prima e poi considerato incapace. Il problema è sempre più complesso. Il risultato e la prestazione dipendono dalla condizione del momento, dagli avversari, dagli infortuni. L’esempio della nostra staffetta 4x100 mi sembra emblematico. La scorsa stagione riusciva tutto e abbiamo vinto i Giochi, quest’anno non siamo entrati in finale, a causa dei problemi. Ma siamo sempre noi. In questi casi importante è non perdere la linearità e la fiducia in ciò che si fa. Bisogna continuare a lavorare con ancor maggiore decisione, senza perdere la voglia e la relativa convinzione. Tutto in un gruppo è condiviso, le vittorie come le sconfitte, non c’è un unico responsabile, non deve esserci un capro espiatorio". 

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