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Zakaria e De Ligt: il coraggio di criticare (da lontano)

Marco Canoniero

Zakaria era avvelenato per l'addio repentino. De Ligt parla più della Juve che del Bayern (per altro in crisi nera). Ma la Juve forse deve riflettere sul clima dello spogliatoio

TORINO - Denis Zakaria è arrabbiato con la Juventus. Comprensibile: a gennaio vede il club bianconero fare di tutto per portarlo a Torino, si sente un giocatore chiave per le sorti della squadra, gioca anche un po’ di partite, alcune discrete, poi in cinque mesi diventa merce di scambio, inserito in ogni trattativa, ritenuto superfluo perfino dall’allenatore. Non stupisce, quindi, che alla prima occasione abbia scoccato qualche frase avvelenata. Fa più rumore il fatto che nelle sue dichiarazioni londinesi risuonino concetti che, grosso modo, aveva già espresso più volte De Ligt. L’olandese li ha ribaditi anche ieri, facendo emergere un’acredine da ex fidanzato più che una logica da ex giocatore. Ormai parla più della Juventus che del Bayern Monaco, club caduto peraltro in una crisi che fa ventilare l’esonero di Julian Nagelsmann. I bavaresi pensano a Thomas Tuchel, il tecnico che aveva ingaggiato Zakaria a fine mercato e che poi è stato cacciato dal Chelsea dov’è arrivato Potter. Né con l’uno né con l’altro Zakaria ha giocato una partita. La Juventus, comunque, rifletta sull’ambiente dello spogliatoio. Una volta gli ex si commuovevano parlando del passato bianconero. Forse c’è qualcosa da regolare.

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