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Juve, Allegri si racconta: "De Ligt leader, Locatelli capitan futuro. Conta solo vincere"

Il tecnico intervistato da Barzagli: «Servono campioni che tirano fuori l’orgoglio. Vlahovic è un trascinatore in campo»

«Chi vince non potrà mai giocare male. Però anche chi gioca bene, perde e viene criticato perché non arriva il risultato. Quando sei in campo non c’è un metodo unico per vincere: bisogna avere giocatori molto bravi, metterli nelle giuste condizioni e dargli un’idea. La differenza è che quando alleni una grande squadra, l’obiettivo è arrivare a vincere. Tutti vogliamo giocare bene, ma è una parola astratta perché alla fine ci si ricorda della rovesciata fatta da Ronaldo qui a Torino, non di com’è venuta fuori l’azione. Poi dipende dalle caratteristiche del giocatore, ma soprattutto dal Dna della società, altro elemento che non puoi cambiare». E in fatto di Dna Allegri ha potuto confrontarsi con due top club come Milan e Juventus.

«Quando sei in una grande squadra devi vincere. Quindi un metodo lo devi trovare e tutti gli anni non è uguale. Milan e Juventus hanno mentalità diverse. La Juventus ha un Dna ben preciso, dove ogni giorno devi lavorare duro. Oggi è conosciuta tantissimo anche in Europa, tutti parlano del fatto che ha perso 7 finali, ma ne ha giocate 9. Nessuno hai mai parlato del gioco del Real Madrid, ma dei campioni del Real, e tutti parlano del gioco del Barcellona, che ha iniziato a vincere quando sono arrivati Messi, Iniesta, Xavi, Busquets e tutti gli altri, con Guardiola che ha fatto un lavoro straordinario. In Italia andiamo a “scimmiottare” gli altri, invece di lavorare su quelle che sono le nostre qualità. Si rincorre il Barcellona, il Bayern Monaco, il Psg, ma quando rincorri sei sempre dietro».

Le finali perse

Il passato riaffiora nei rimpianti. «Rigiocherei le due finali di Champions. A Cardiff ci siamo arrivati un po’ in discesa perché avevamo fatto tutto in quattro mesi, eravamo favoriti, non considerando che il Real Madrid arrivava in ascesa. Nel secondo tempo, quando hanno capito che noi eravamo “morti”, con l’infortunio di Pjanic per esempio, non c’è stato scampo. Noi abbiamo pagato, loro erano veramente forti. E come dice Messina, allenatore di basket, “le grandi sfide, si vincono con le grandi difese”, quando giochi una finale dove le squadre hanno entrambe le qualità, chi difende meglio vince». Il passato riaffiora anche nelle scelte, quando il tecnico ha rifiutato il Real: «La Juventus era una sfida, insieme alla società e ai tifosi, insieme a tutti, volevo vincere in Italia e fare bene in Europa».

Fa ormai parte del passato pure Paulo Dybala. «Deve tornare a essere se stesso, c’è stato un momento in cui si è fatto trascinare dal fatto che era il nuovo Messi. Un giocatore non può emulare o pensare di essere come un altro. Ha ancora tanto da dare perché ha qualità tecniche straordinarie, gioca in modo divino». Allegri però evita di rispondere su come deciderà di sostituirlo, anche se un abbozzo su come giocherà la Juventus targata 2022-23 lo dà: «Potremmo anche vedere una Juve con due esterni». E chissà che in squadra non ci sia spazio per Pogba. «Non tornerà perché lui ha paura di sfidarmi... - sorride Allegri -. Prima ha perso con i piedi, poi con le mani, quindi è andato via. Il vero motivo per cui se n’è andato è questo e difficilmente ora torna».

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