TORINO - Se in difesa dovrà “accontentarsi” (virgolette d’obbligo visti i nomi coinvolti) delle porte girevoli dell’infermeria, dalle quali dopo aver visto uscire Chiellini e Bonucci vedrà rientrare De Ligt e Alex Sandro, in attacco Andrea Pirlo sembra potersi godere un po’ d’abbondanza. Soprattutto sulle fasce, dove Italia e Svezia paiono pronte a restituirgli un Bernardeschi rinfrancato (ne parliamo sotto) e un Kulusevski galvanizzato. E dove dovrebbe ritrovare uno degli uomini più importanti del suo progetto: Federico Chiesa.

PUNTO FERMO - Sul ventitreenne figlio d’arte Pirlo ha deciso di puntare le risorse disponibili per l’ultimo colpo possibile sul mercato, preferendolo a tutti gli altri possibili candidati, anche in altri ruoli. Una convinzione subito confermata dal campo: Chiesa ha debuttato da titolare alla prima occasione possibile, il 17 ottobre a Crotone in una serata resa più agra dall’espulsione nella ripresa (e dall’1-1 finale) che dolce dall’assist per Morata. Da allora, saltata per squalifica la partita contro il Verona, Chiesa ha sempre giocato titolare, venendo sostituito solo a un quarto d’ora dalla fine contro il Ferencvaros, con la Juventus avanti 3-0. Una striscia interrotta solo dall’affaticamento alla coscia destra accusato prima della Lazio.

AMPIEZZA E DRIBBLING - Due sono le ragioni principali dell’importanza attribuita a Chiesa da Pirlo, al di là del suo valore assoluto: la capacità di giocare da ala pura, a ridosso della linea laterale, a destra come a sinistra, e l’abilità nell’uno contro uno. Due qualità fondamentali per concretizzare l’idea del tecnico bianconero di attaccare sull’intera larghezza del campo.

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