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Dybala: "Mi volevano United e Psg. Rinnovo? Aspetto la Juve"

"Barcellona straordinario, con Messi ancora di più, ma faccio parte di un club incredibile, gioco con Buffon e Cristiano Ronaldo"

TORINO - La Juve prepara il ritorno in campo di venerdì nella semifinale di Coppa Italia contro il Milan. Paulo Dybala, intanto, intervistato dalla Cnn ha parlato del proprio futuro, del rinnovo di contratto con la Juve (scadrà tra un anno e mezzo), di razzismo e del Barcellona. Poi ammette di essere stato a un passo dall'addio ai bianconeri.

Dybala sul razzismo

"Non è stato facile per Kean, ho avuto anch'io esperienze in varie situazioni di razzismo con altri compagni della Juventus, in altri stadi. Alcuni stadi italiani hanno un certo razzismo contro i calciatori, è successo anche a Mario Balotelli, a Pjanic in una partita contro il Brescia. Credo che le punizioni qui debbano essere più severe. Altrimenti saremo noi calciatori a prendere le misure a disposizione affinché questo non continui, perché stiamo parlando di uno dei più grandi campionati del mondo, dove milioni di persone stanno guardando e se guardano episodi di razzismo senza vedere conseguenze, le persone si sentono giustificate e continuano a farlo. Le persone che possono agire, devono farlo. Sicuramente in beve tempo i calciatori prenderanno provvedimenti. Com'è successo tante volte in passato, qualcuno ha deciso di lasciare il campo o di non giocare. Per me è una decisione perfetta, è qualcosa che non dovrebbe accadere in un paese. Se la federazione, in questo caso quella italiana, non decide di fare nulla, i giocatori devono essere i primi a reagire. O, come fatto anche dagli arbitri in passato, fermare la partita così queste persone non continuano a commettere quel crimine. Certe volte è difficile mettersi nei panni di qualcuno che ha sofferto episodi di razzismo, quando poi tu non l'hai mai vissuto. Non puoi perché non conosci la sensazione. Sai però cosa si tratta quando capita a un tuo compagno, non solo per il colore, ma anche per il paese da cui arriva. Per fortuna, la mia famiglia mi ha educato in maniera diversa e riesco a rispettare le persone per quello che sono, per il loro modo di pensare e non per come sono vestiti, da dove vengono o il colore della pelle. Credo che ognuno dovrebbe crescere così, ma ovviamente non è questo il caso. Qui non solo le persone devono combattere il razzismo, ma dobbiamo essere uniti, come società".

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