Quindi Sarri è isolato per davvero a Torino?
«No, con lui c’è un amico d’infanzia di Figline, Enrico detto “Bocca”, preziosissimo factotum che lo segue da una vita. E ovviamente anche il cane Ciro. Maurizio guarda tantissimo calcio, ma in realtà non solo quello: è un uomo di grande cultura, legge moltissimo».
Lei è mai stato a trovare Sarri a Torino prima del coronavirus?
«Mio figlio Duccio, che è il suo promotore finanziario, ed io siamo stati a novembre. Abbiamo cenato a casa sua (vedi foto sopra, ndr). Bellissima serata, ci siamo raccontati una marea di aneddoti del passato e ci siamo visti un bel film di Verdone».
Che piatto bisogna cucinare a Sarri per renderlo felice?
«Adora i miei risotti. Ma quella sera erano spettacolari anche le bistecche di mio figlio. Maurizio non è uno che si abbuffa. Ora gli ho mandato a Torino i fegatelli. Sì, il vino gli piace, suo figlio tra l’altro è un esperto. Però... l’ultima volta Maurizio, dopo il primo bicchiere, ha cominciato ad allungarlo con l’acqua e io gli ho detto: “Mau così non si fa” (risata). A proposito di vino: finito il Coronavirus, dovrà pagare».
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