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Aurelio Virgili, storico amico: “Vi svelo Sarri e la sua quarantena”

Il figlio dell’ex Fiorentina Giuseppe e tifosissimo viola, conosce il tecnico della Juve da ventidue anni. “Ha scherzato con Guardiola sulle voci di mercato. Sento Maurizio di buon umore, studia e guarda partite. In banca era Diabolik. No, la Juve non lo ha cambiato”

Le amicizie più forti sono quelle che resistono a tutto, anche alla fede calcistica. Aurelio Virgili, figlio dell’ex Fiorentina Giuseppe e tifosissimo viola, conosce Maurizio Sarri da ventidue anni. «Nel 1998 – racconta Virgili - ero responsabile della Banca Fideuram per l’area di Arezzo, cercavo un bancario bravo e con Maurizio mi trovai fin da subito. Era molto preciso e come me frequentava gli ambienti calcistici. Il feeling è stato immediato e negli anni si è trasformato in una bellissima amicizia. All’epoca della banca era sempre vestito di nero e per questo lo chiamavo Diabolik. Ci sentiamo ogni settimana. E le telefonate iniziano tutte allo stesso modo: “Lello (Maurizio mi chiama così) abbiamo vinto? Quando chiama, siccome resta appassionato di tutti i campionati, sa già i risultati dell’Affrico, la società dilettantistica dove giocano i miei figli. Adesso che il pallone è fermo e siamo in quarantena ci sentiamo anche più del solito».

L’ultima volta che ha chiamato Sarri?
«Tre giorni fa. Ho telefonato a Maurizio per capire un po’ della positività di Rugani al coronavirus e in generale per sapere come stava lui».

Come lo ha trovato?
«Di buon umore. A Maurizio mancano il quotidiano, l’allenamento: sono linfa vitale per lui. Però la situazione è questa, siamo tutti in casa per fronteggiare l’emergenza coronavirus che adesso è la priorità. Così anche lui, come tutti noi, si concentra sul lavoro che può svolgere da casa: riguarda partite, allenamenti, studia i dati dei giocatori. È un computer. Un esempio? Se adesso lo chiamassi per chiedergli quanti chilometri ha percorso Gimmi contro l’Inter, mi direbbe i metri in avanti, indietro, in verticale, in orizzontale...».

Scusi, ma chi è Gimmi?
«Cuadrado. A forza di sentire Maurizio che lo chiama Gimmi, è entrato in testa anche a me. Mi ha detto che Cuadrado ha una faccia da Gimmi e lo chiama così».

Altri aneddoti?
«Mi ha raccontato tante volte che Higuain, che per lui è come un figlio, se la squadra è divisa in gruppi vuole sempre che sia Maurizio a fargli allenamento. Come i bambini: ci tiene, gli vuole bene, lo vuole con sé. Lui e il Pipita hanno un rapporto speciale. Ma in generale, fatta eccezione per Emre Can alla Juventus e Gabbiadini a Napoli, che si lamentavano perché non giocavano, mediamente gli altri giocatori gli voglio bene e lo stimano soprattutto perché Maurizio è uno che dice le cose in faccia. Domandate a Higuain del primo discorso di Napoli».

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