Corsi e ricorsi storici e calcistici. Sarristici, soprattutto. Nel senso che la recente svolta bianconera - con il tecnico toscano che, contro l’Inter, ha dato lezioni di calcio e d’orgoglio, oltre che di padronanza della situazione - riporta con la memoria ad un anno fa giusto-giusto. Ai tempi, cioè, in cui Maurizio Sarri, ai tempi manager del Chelsea, riprendeva possesso d’una squadra che pareva persa e spacciata, fuori controllo, e la guidava invece in un crescendo che portò i londinesi - e ovviamente il tecnico in primis - a trionfare in Europa (League, in quel caso). Parlare d’un febbraio orribile risulta persino eufemistico per i Blues dell’epoca. Si toccarono livelli - al ribasso - quali la vergognosa sconfitta per 6-0 in casa del Manchester City del 10 febbraio: con tanto di siparietto finale, che fece discutere quanto il ko, della mano negata da Sarri a Pep Guardiola. O ancora, poco dopo, la sconfitta ai rigori nella English Football League Cup, sempre contro i Citizens: in quell’occasione capitò addirittura che - prima dell’inizio dei penalty - il giovane portiere Kepa rifiutasse di farsi sostituire da Caballero. Il tutto, peraltro, nell’indifferenza dei senatori.

Apriti cielo... Indiscrezioni sullo spogliatoio spaccato, voci di esonero imminente. E chi più ne aveva, più ne metteva, riportando più o meno verosimili retroscena. Insomma: grossomodo quanto accaduto nelle ultime settimane a Sarri il quale, alla Juventus, non è arrivato al punto di perdere 6-0, ma le sue sconfitte inattese e indigeste le ha subite eccome ed è stato pure protagonista - suo malgrado - di tormentoni figli di certe uscite mediatiche quantomeno azzardate che hanno suscitato l’ira di parte dei tifosi bianconeri. Basti pensare all’ammissione dopo la sconfitta al San Paolo: «Se proprio dovevo perdere, meglio farlo contro questi ragazzi cui sono affezionato».

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