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Juve, il problema non è il modulo: conta l’interpretazione

Gli alti e bassi dei bianconeri di Sarri ci sono stati con tutti gli assetti (4-3-3 o 4-3-1-2)

Un’alternanza che non è un problema, né lo sono i due moduli in sé (è un problema, invece, ciò che la Juventus perde senza Douglas Costa, ma in questo caso Sarri dovrà abituarsi a convivere col rischio, sperando che il brasiliano possa giocare con continuità da marzo in poi). Chiaro che, alternando due assetti, certi meccanismi e certi sincronismi possano richiedere un po’ più di tempo per funzionare alla perfezione, ma a questo lato negativo della situazione ne corrisponde uno positivo: la possibilità di variare e dare meno punti di riferimento agli avversari. Quanto ai due sistemi, al di là che in generale nessun modulo è perfetto e tutti hanno punti di forza e punti deboli, nella Juventus di questa stagione entrambi hanno portato prestazioni e risultati buoni e meno buoni. La squadra bianconera con il 4-3-3 ha giocato bene (con il Napoli all’andata e con l’Atletico a Madrid prima dei blackout finali, con la Roma in Coppa Italia) e ha giocato male (a Firenze e a Verona). Ha giocato bene (contro l’Atletico in casa, a San Siro contro l’Inter) e male (la Supercoppa contro la Lazio, a Napoli) con il trequartista. Sia che il trequartista fosse un centrocampista offensivo come Ramsey o Bernardeschi sia che fosse un attaccante come Dybala.

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