Matthijs de Ligt, la svolta. Anche i più scettici - quelli che rimuginavano sui 75 milioni più oneri accessori investiti per acquistare l’olandese - devono giocoforza ricredersi. Non possono che prendere atto del fatto che è proprio grazie all’ex Ajax se la Juventus ha battuto il Torino e, cosa ancor più importante, può ancora guardare tutti dall’alto in virtù del controsorpasso all’Inter.
Oltre al gol che ha deciso il derby, incide nei giudizi e nelle considerazioni generali anche la prestazione offerta allo Stadio Grande Torino: al netto dell’episodio da polemiche (ancora un tocco di mano), spicca un crescendo fatto di personalità, intelligenza tattica, intesa con i compagni, financo aperture “alla Bonucci”. Nel segno della continuità, peraltro, visto che dall’infortunio di Giorgio Chiellini - dopo la prima giornata di campionato - ha collezionato un totale di undici presenze.
Non male, insomma, per un debuttante in Italia. Cui vanno dati i giusti meriti in termini di qualità innate, carattere, determinazione. Senza ignorare, comunque, l’importanza che nel boom di De Ligt hanno avuto il contesto, i compagni, l’ambiente.