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La grande forza dei fuoriclasse

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Ci sono momenti, ci sono partite, in cui non ci arrivi col gioco, che non scorre così fluido. Ci sono partite, ci sono momenti, come è successo nelle due occasioni di Higuain, in cui ti sembra che ti giri un po’ tutto contro e, di testa o di piede, ci sono sempre quei dieci centimetri tra la gioia e la disperazione. Sono questi i momenti - e di sicuro sarà felice anche Sarri, che non ha mai pensato di anteporre le sue idee, i suoi schemi, i suoi sospiri alle giocate dei fuoriclasse - in cui devi guardare al di là di tutto quello che ti sembra magari impossibile. E’ in quegli spazi, di tempo e di gioco, in cui a fare la differenza è sempre la classe dei numeri uno ed è una fortuna - anzi, no, è una ricchezza - se la Juve di numeri uno può vantarne parecchi.

Quella di ieri sera è stata la notte, illuminata e illuminante, di Paulo Dybala, capace di aprire una porta che sembrava - per merito dei giocatori della Lokomotiv e anche per un pizzico di buona sorte - inarrivabile. Ci ha pensato invece lui - uno dei più vicini a Messi e Ronaldo, gli extraterrestri - a ribaltare una partita e un girone che sembravano improvvisamente complicarsi. E se il gol del sorpasso è stato un concentrato di intelligenza e rapidità, quello del pareggio è stato invece un inno alla qualità.

Così, dopo essersi meritato dopo la partita con l’Inter, il bacio negli spogliatoi di Ronaldo e Bonucci, stavolta Dybala si è meritato l’applauso a scena aperta di tutti quelli che amano il calcio e non hanno pensato - mentre si aggiustava la mira - alla possibilità di far giocare insieme Ronaldo, Higuain e appunto Dybala. Questo fa parte delle situazioni, e delle condizioni, che si troverà ad affrontare Sarri, ieri sostenuto principalmente da Cuadrado e Bentancur. Tutti quelli che amano il calcio - accompagnando quella magica traiettoria che ha rimesso la Juve in linea con le sue aspirazioni - hanno invece pensato al fatto che Dybala non sia (in questa edizione) tra i trenta candidati al Pallone d’Oro.Ma che uno così è fatto non solo per partecipare alla corsa, ma in futuro per vincerla. Sì, per essere - a tutti gli effetti - un Pallone d’Oro. Il Pallone d’Oro. Perché non c’è niente di più grande, non c’è niente di più speciale, di chi non si limita a fare un calcio meraviglioso. Ma riesce sempre a pensarlo un attimo prima.

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