Già, perché questo è stato un mercato condizionato dalle plusvalenze e dominato dai prestiti. Anche eccellenti. Ha prestato i suoi campioni l’Inter - e il caso Icardi al Psg ha tenuto banco fino alle battute finali - ha prestato i suoi grandi giocatori l’Arsenal, con Mkhitaryan come esempio, lo ha fatto il Manchester United con Sanchez e Smalling, il Barcellona con Rafinha e Coutinho, lo ha fatto l’Atletico Madrid, così come il Chelsea con Drinkwater, il Psg con il portiere campione del mondo, Areola, e la lista potrebbe andare avanti all’infinito. La Juve, no. La Juve, questa la differenza, ha provato - dopo esserci riuscita con Cancelo o Kean per fare due nomi - sì a vendere i suoi giocatori, magari senza riuscirci, ma non ha mai pensato come abbiamo visto di prestarli, facilitando le uscite. Parliamoci chiaro: se avesse proposto Higuain in prestito, non ci sarebbe stata mezza Europa disposta a prenderlo, raddoppiandogli magari l’ingaggio? Se avesse proposto Dybala in prestito, non ci sarebbe stata quasi tutta Europa disposta a prenderlo, raddoppiandogli magari l’ingaggio e offrendogli anche qualche bonus appetitoso? La Juve, semplicemente, non ha fatto ricorso al mezzo attualmente più in voga per piazzare i giocatori: il prestito, spesso addirittura senza condizioni. Uno strumento, sia chiaro, più che lecito. Ma perché prendersela con la Juve che di fronte alla possibilità di «regalare» per un anno un suo campione - perché questo vuol dire in fondo il prestito - preferisce invece tenerseli stretti e gestire la concorrenza interna? E’ stata questa, in fondo, la grande differenza del mercato della Juve rispetto al comportamento di una gran parte dei club europei. Con l’aggiunta di una qualità che non sembra tanto di moda e invece va apprezzata e sottolineata: la flessibilità e la capacità di sapersi anche ricredere. Non è un mistero che nel corso dell’estate si sia anche pensato alla possibilità di cedere Matuidi, Khedira e Higuain. Ma se loro sono stati bravi a tenere alta la concentrazione; se la Juve è stata bravissima a ricredersi, arrivando a decidere sull’opportunità di confermarli; se l’allenatore non si è fatto condizionare minimamente e li ha schierati addirittura titolari; se alla fine sono stati forse i tre migliori in campo contro il Napoli, tutto questo non è piuttosto un merito?