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Buffon: «Sabato l'ultima partita con la Juventus. Il futuro? Ho proposte stimolanti»

L'annuncio del portiere bianconero, al fianco del presidente Agnelli durante la conferenza stampa all'Allianz Stadium

LA SVOLTA - «Nel 2010 dopo l'infortunio alla schiena, quando tutti pensavano che Buffon avesse finito la sua grande carriera, c'è stata una svolta. Ho trovato dentro di me, ma sempre grazie a tutti, la forza per dire che volevo che questa carriera diventasse unica. Anche se avevo vinto un Mondiale, volevo vivere la sfida di migliorarmi ancora. E ho provato tanta soddisfazione in più rispetto a otto anni fa, perché l'essenza della vita è trovare una sfida che non è importante vincere o perdere: conta solo la bellezza di battersi per questa sfida».

I SENTIMENTI - «Provo una grande gratificazione per il fatto di sentire questa vicinanza dalla società, dagli ex compagni e dalle persone che mi sono vicine. Per il futuro, probabilmente sono una persona incosciente ma non ho paura. E' come quando si prospetta un cambio di vita e di abitudini. Io vivo per queste cose, vivo per levarmi da determinate zone di comfort e andarmi a misurare in avventure anche più complicate che magari non conosco. E' un modo per formarsi maggiormente e pesarsi: le sfide non mi hanno mai spaventato, mi hanno sempre stimolato».

GIGI, LA FIGC, LA FIFA Mi inorgoglisce l'interesse di Figc e Fifa. Per il carattere che ho, non voglio mai dare delusioni a chi ha fiducia in me. E il giorno in cui avrò la certezza di intraprendere un altro ruolo lo farò con la pienezza delle conoscenze del caso. Sento la grande responsabilità di non dover tradire la fiducia degli altri».

IL POST MADRID - «E' anche giusto che ci sia una squalifica dopo Madrid, è normale anche se non per il mio comportamento in campo. Tanto è vero che l'arbitro ha decretato un'espulsione di cui ad oggi non ho ancora capito la ragione. Che si sia trasceso è evidente, di quello ne sono estremamente dispiaciuto, però io non sono mai stato espulso in 23 anni di carriera, mai squalificato in Champions. Il Buffon di quella sera aveva l'animo dilaniato, non poteva non dire quelle cose. Ma passati due giorni, se avessi rivisto l'arbitro l'avrei abbracciato, però confermando il mio pensiero con più calma, niente di più. Io non porto rancore».

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