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Real-Juventus, Buffon non si pente: «Ridirei tutto»

Il portiere è tornato sul rigore concesso agli spagnoli da Oliver e sull'infuocato post partita: «Ho usato toni forti per difendere il gruppo ma, lo ripeto, quel rigore non andava fischiato. L'arbitro? Un ragazzo sfortunato, nessun rancore»

«DOVEVO DIFENDERE IL GRUPPO»
Il portiere bianconero continua: «Potevamo scrivere una pagina di calcio memorabile per la Juve, per l’Italia: la nostra vittoria si sarebbe abbinata a quella della Roma, sarebbe stato qualcosa di incredibile, di pazzesco. (…) Prima di essere juventino io sono italiano e avevo veramente a cuore il movimento italiano. Vedere la Roma che aveva fatto un'impresa pazzesca, ho seguito la gara con un trasporto incredibile, vedere la Juve che va a Madrid e recupera tre gol di scarto… lasciatevelo dire da uno che pensa un pochino di averle viste, di essermi emozionato nella vita: è un qualcosa di impareggiabile, di pazzesco». Ma non è stata la sconfitta in sé a farlo infuriare: «Di partite ne ho perse anche di più importanti però questa, per come era nata e per come si stava evolvendo, per come si stava snodando, era la partita più bella e più emozionante che avessi vissuto con la Juventus, penso anche per i tifosi e anche per i miei compagni». Tornando sull’arbitro e sul rigore assegnato sul risultato di 0-3 al 93° minuto, il capitano della Juventus dice: «Quella non è una situazione in cui puoi dire “secondo me quello è rigore con certezza”. Non dico che non fosse rigore, dico che era una cosa dubbia. E una cosa dubbia in una partita simile, a 20 secondi dalla fine della gara, un arbitro di esperienza, che ha già solcato determinati campi e tutto, secondo me fa un altro tipo di valutazione». Il numero 1 dei bianconeri, quindi, conclude: «Datemi almeno la legittimità di difendere in quel modo esasperato e passionale i miei compagni, quei cinquemila venuti a sostenerci. Io devo difendere i miei compagni e loro, anche in modo scomposto, perché me lo sento. Era dovuto, a costo di macchiare la mia immagine».

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