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Basta Collina e la battaglia di Agnelli: il Var già l’anno prossimo

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L'ex arbitro bolognese non molla la carica di designatore da 8 anni, ma ora c’è imbarazzo

Collina, d’altra parte, è cresciuto alla scuola di Franco Carraro, quello che nelle intercettazioni di Calciopoli diceva: «Per carità nel dubbio che si fischi contro la Juventus», preoccupatissimo di essere tacciato di favorire i bianconeri. A distanza di quattordici anni da quei dialoghi spiati e dai pranzi clandestini che l’arbitro bolognese organizzava attraverso Meani per incontrare Adriano Galliani, Collina gode di grande consenso a livello internazionale: ha superato indenne tre cambi di presidenza all’Uefa (da Platini che lo aveva chiamato, il periodo ad interim dello spagnolo Angel Maria Villar fino ad Aleksander Ceferin) e due anni fa ha incassato il rinnovo fino al 2020, quando compirà dieci anni di gestione degli arbitri. Un lungo regno, troppo lungo per Andrea Agnelli che ieri ha suggerito di cambiare il capo degli arbitri internazionali ogni tre anni, ovvero ogni “ciclo” di Champions League, garantendo un’alternanza anche a livello di nazionalità. Insomma, un designatore ogni triennio che sia di volta in volta di un Paese diverso. Una bella spallata a Collina. Quella che lo scollerà dalla sua poltrona? Forse no, anche se si registra un certo imbarazzo dell’Uefa per le dichiarazioni di Agnelli, che oltretutto è membro del Comitato Esecutivo. Imbarazzo che è figlio del fatto che il partito che vorrebbe la rimozione di Collina non conta solo Agnelli, ma sta raccogliendo proseliti. Insomma si è aperta una partita, tutta da giocare.

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