TORINO - Pavel Nedved, vice presidente della Juventus, ricorda. E a Praga si presta a completare un questionario calcistico, su iDNES.cz. Il gol: «Ad Amsterdam contro l’Ajax nel 2004: un tocco di esterno destro nell’angolino». Il sogno irrealizzato: «Non aver mai giocato con il Manchester United. Mi piacevano Paul Scholes e Ryan Giggs, li ho ammirati. Alla fine, “invidiavo” un po’ Karel Poborsky che ha giocato con lo United vivendo grandi partite e grandi emozioni». La delusione: «Poteva diventare il più grande successo, è stata la più grande delusione: la sconfitta con il Milan nella finale di Champions League nel 2003. A causa dei cartellini gialli, io saltai quel match. Questa è stata la più grande delusione della mia carriera». Il modello: «Mi ispiravo a Berger dello Sparta, poi a Nemec. Sono stati i giocatori ai quali volevo somigliare». Miglior compagno di squadra: «Ne ho avuto davvero tanti. Non voglio offendere nessuno, ma ne scelgo uno: Zlatan Ibrahimovic. Un attaccante che tagliava le difese, potente, alto e con una tecnica incredibile. Quando arrivò alla Juventus, non tirava in porta. Capello allora lo mise sotto e Zlatan migliorò. E cominciò a segnare tanto, sin dagli allenamenti». L’avversario fastidioso: «Javier Zanetti dell’Inter. Aveva il mio stesso dna, instancabile, sempre concentrato. E’ stato difficile confrontarmi e prevalere su di lui. E lui dice lo stesso di me…». Miglior allenatore: «Parto da Zaloudka. Poi Zeman, Zoff, Eriksson, Capello, Deschamps, Ranieri… Non posso dirne uno…». Il sogno attuale: «Con la Juventus siamo tornati al top in Italia. Ora il presidente Andrea Agnelli vuole tornare in alto in Europa. Vogliamo vincere la Champions League. Ci proveremo». Il motto: «Se fate qualcosa, fatelo bene. Vale nel calcio e nella vita».