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Futebol bailado Allegri(a)

Allegri voleva una Juventus più brasiliana nel gioco e adesso si ritrova una squadra più verdeoro anche nel dna

TORINO - Allegri voleva una Juventus più brasiliana nel gioco e adesso si ritrova una squadra più verdeoro anche nel dna. Pur salutando Pirlo, che degli italiani è sempre stato il più invidiato dalla Seleçao, la Juve post finale di Champions è ripartita con tinte da futebol bailado ancora più marcate. Hernanes, Alex Sandro, Neto, Rubinho. Non è una semplice questione di numeri (la samba è comunque la colonna sonora più ascoltata nello spogliatoio di Vinovo), bensì di filosofia. Per Allegri la tecnica rappresenta il primo di tutti i comandamenti. Più importante di qualsiasi meccanismo, anche dello schema meglio riuscito. «Max è più brasiliano di me», ha detto più volte Dunga, che dell’allenatore juventino è stato compagno ai tempi di Pescara. Il “Conte Max” voleva aumentare istinto e fantasia. E seppure Oscar, pupillo estivo del tecnico, sia rimasto un sogno, nel finale di mercato l’iniezione di inventiva e allegria c’è stata. Dagli strappi rabbiosi di Tevez, ultima versione vincente della Juve d’Argentina, si passa ai ricami di Hernanes, che assieme ad Alex Sandro - specialista dei cross («E’ il mio erede», ha garantito quel totem di Roberto Carlos) - porterà sulle spalle un bel carico di responsabilità: non far rimpiangere gli addii eccellenti, aprire un nuovo ciclo di vittorie partendo da una riscossa immediata col Chievo. E riaggiornare la storia della “Samba Juve”, svalutata dalle delusioni del recente passato, quello del trio Diego-Melo-Amauri.

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