Speravi in una Juve che si giocasse tutto faccia a faccia con il Real?
«Una volta arrivati in semifinale...Con la vittoria sul Borussia Dortmund nei quarti e ancora prima, con la rimonta all'Olympiacos, è nato qualcosa nella testa dei giocatori, ora si sentono più liberi».
Il Catenaccio è parte del passato? C'è un nuovo modo di giocare in Italia?
«In Italia il calcio è molto tattico, si presta attenzione all'equilibrio e all'organizzazione. Ma il calcio italiano si porta dietro una fama non sempre vera. Che sia a livello di club o nazionali stiamo lavorando per imporre il nostro gioco. Venti anni fa vincemmo la Champions a Roma con un gioco molto offensivo, un tridente molto mobile con Vialli, Ravanelli e il sottoscritto più Padovano che era il primo cambio».
«Il Real? Negli anni '80 mi affascinava il Madrid di Butragueño, Buyo, Chendo, Camacho, Sanchis, Michel, Hugo Sanchez...L'ovazione al Bernabeu del 2008 fu il massimo, mi sentivo alto due metri mentre uscivo da una partita in cui ero riuscito a vincere, divertirmi, far divertire la gente...Un'emozione straordinaria già dall'inizio, preparandosi ad entrare nel teatro del calcio più prestigioso del mondo, con il pubblico più esigente. Uno stadio che è leggenda, con la sua grandezza e il suo calore».
Che futuro ha Pogba nel calcio?
«Pogba è il giocatore del futuro per doti tecniche e potenza fisica. È un giocatore simile ai top player dell'NBA, straordinariamente moderno, destinato a diventare il numero uno del centrocampo. Ed è già cresciuto molto...»