TORINO - Vamos, Pirlo. Mercoledì al Bernabeu, nello stadio che poteva diventare suo, il regista bianconero ha il compito di portare la Juve a Berlino, città che conosce bene e non dimenticherà mai visto che nel 2006 ha conquistato il mondiale con l’Italia di Lippi. Alla Juve dal 2011, l’ex milanista è stato, in più di una circostanza, l’oggetto dei desideri del Real. Prima nel 2006 e poi recentemente con Carlo Ancelotti, che lo ha chiesto in più di un’occasione al suo presidente Florentino Perez. Andrea e Carletto si conoscono bene, al Milan hanno vinto tutto, comprese 2 Champions. Adesso si ritroveranno contro in una partita che promette spettacolo, come del resto è stato allo Stadium. In quell’occasione Pirlo non è andato al massimo, ma Allegri lo ha difeso: «All’inizio ha sbagliato qualche pallone e per questo qualcuno ha considerato non all’altezza la sua prestazione. Ma poi è uscito alla distanza e ha corso tantissimo. Non ho niente da rimproverargli». E del resto il tecnico non avrebbe potuto dire cose diverse. Perché uno come Pirlo, anche se non gioca al massimo, può sempre risultare decisivo. Basta una punizione, un calcio d’angolo, un assist: basta poco, basta niente. E poi...

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