Nedved, un ceco come lei così scaramantico...
«Ceco sì, ma per metà italiano. Vivendo nel vostro Bel Paese ho imparato tante cose, inclusa la cabala. Come la storia dei gatto nero che ti attraversa la strada... ».
La Champions per voi è come un gatto nero, una bestia nera...
«È risaputo che non l’ho mai vinta. E quanto bramavo per alzarla al cielo! Ovvio che mi piacerebbe un sacco conquistarla da dirigente, visto che non ci sono riuscito da giocatore... Dunque lasciamola lì, tranquilla, non guardiamola né tocchiamola. Proviamo ad andare più avanti possibile, poi ne riparliamo».
Lei ha sempre parlato di cammino ancora lungo, tortuoso, complicato, ma ora la finale è quasi dietro l’angolo.
«Calma. Mancano ancora due partite e contro quei “mostri” del Real Madrid. Ribadisco, di acqua deve ancora passarne sotto i ponti».
Qual è stato il suo primo pensiero quando Kalle Riedle, ambasciatore della finale di Berlino, ha abbinato la Juventus al Real Madrid?
«La mente è volata indietro di 12 anni, quando abbiamo eliminato il Real proprio nella nostra ultima semifinale di Champions disputata. Era un Real stellare, ridondante di fuoriclasse galattici: Zidane, Figo, Ronaldo, Raùl, Roberto Carlos, Hierro. Eppure vincemmo noi: 3-1 a Torino, ribaltando l’1-2 dell’andata al Bernabéu. Anche stavolta saranno loro i favoriti, come allora, ma noi proveremo con tutte le nostre forze a bissare quel risultato. La squadra è cresciuta e maturata nel corso di questa stagione: ora siamo pronti, perfettamente preparati a giocarcela contro i “mostri” madridisti. Non c’è bisogno che dica a ai giocatori, anche se parlo sempre con loro: non ho dubbi che daranno più del 100% nel doppio confronto. È un onore per noi essere approdati, con merito, a queste semifinali per sfidare le tre squadre più forti del mondo».
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