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Grande Stevens: «Beautiful Juve. Monaco è come un GP»

Grande Stevens: «Beautiful Juve. Monaco è come un GP» LaPresse
Parla il figlio dell’ex presidente, monegasco di adozione: «Un anno fa i paparazzi inseguivano me, Buffon e Pirlo sembrava una soap...» «Siamo il club più serio d’Italia, ma Elkann ha sbagliato su Marchisio»
TORINO - La Juve finanche tatuata sulla pelle. «Tre stelle sull’avambraccio per il trentesimo scudetto. Non proprio consono alla mia età... ma ci voleva». Riccardo Grande Stevens ha il cuore talmente bianconero («non sono un ultras, ma i Drughi mi avevano regalato la loro tessera») da essere stato coinvolto pure nel gossip, la saga da lui stesso battezzata con ironia Beautiful Juventus. La persona giusta per parlare del quarto di finale da sogno in Champions. Anche perché a Montecarlo vive e lavora, districancosi tra le Borse di tutto il mondo. «Della Juve ero il terzo azionista privato dopo Bettega, ma ora non ho più interessi economici in Italia. Quando mio papà era presidente andavo alle Assemblee della società, ma non ho mai parlato. Credo che ognuno debba fare il proprio lavoro e in giro vedo tanti non competenti che parlano troppo».

In Italia ogni parola è uno scontro. Prendiamo il caso Marchisio-Nazionale...
«Ecco, una vicenda brutta e gestita male. Dico la verità: le dichiarazioni di Yachi non mi sono piaciute. Capisco che voglia difendere il nostro patrimonio, ma non ha la competenza per giudicare i metodi di lavoro di un allenatore, tanto meno dire che l’infortunio di Marchisio derivi dal troppo allenamento».

Da Monaco la Juve non è più un bella Signora?
«Al contrario. Non posso prescindere dal mio amore di bambino. E poi, indipendentemente da certe cose che sono successe, come per esempio Calciopoli, società e squadra storicamente sono di un altro livello. Intanto la proprietà è sempre stata la stessa. Se penso alla Juve penso ancora all’Avvocato».

Calciopoli: andare fino in fondo in Champions sarebbe anche sancirne il definitivo superamento?
«Spero che non rivedremo più cose del genere, come le scommesse, anche se l’Italia è il Paese della corruzione. 6 Ogni giorno arrestano qualcuno. Non c’è da stupirsi se succede anche nel calcio, che è lo specchio del Paese. Prendete i vertici sportivi. Rispetto per Tavecchio, ma certe uscite indicano un livello molto basso. Ecco, in questo la Juve è irraggiungibile».

Ovvero?
«Il livello e la capacità di stile da noi è superiore a qualsiasi altra squadra in Italia. Guardate com’è ridotto il Milan, con la figlia di Berlusconi che litiga con Galliani, un grande conoscitore di calcio. E’ vero che bisogna avere il coraggio di passare la mano ai giovani, ma così è imbarazzante. E Moratti? Con tutto quello che ha speso, vincendo per altro un solo anno con Mourinho, ha dovuto vendere a Thohir. E uno straniero è arrivato anche a Roma. La Juve resta l’unico punto fermo del calcio italiano, con una famiglia che ha sempre investito con intelligenza e cautela, nel rispetto della realtà del Paese. Con un livello molto di professionalità e continuità. Per questo dico bravo ad Andrea (Agnelli, ndr). Come a Marotta e Pavel (Nedved), che sta facendo un ottimo lavoro. E non dimentichiamo Antonio».

Conte?
«Sì. Il suo apporto è stato fondamentale. Per me è uno dei tre migliori allenatori del mondo. Lui, Guardiola e Mourinho. Sì, meglio lui di Ancelotti».

E Allegri?
«E’ stato molto intelligente. Ha capito che aveva una squadra che andava come un orologio ed è stato bravo a non modificare certi equilibri, anche nella gestione psicologica».

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