Adriano si racconta. Nelle scorse ore l'ex attaccante brasiliano, che tra un mese (con un un po' di ritardo) darà l'addio al calcio, ha pubblicato il suo libro, "La mia più grande paura", scritto in collaborazione col giornalista Ulisses Neto, in cui racconta le tante difficoltà avute nell'arco della sua carriera ma non solo. Le rivelazioni partono da quando era bambino, con gli anni vissuti nella comunità di Vila do Cruzeiro, a Rio de Janeiro, raccontando anche come in tenera età abbia assistito anche ad un omicidio. "Tutti capiranno le mie decisioni leggendo il libro. Ho fatto cose 'sbagliate', non l'ho mai nascosto. Ma questa è la mia verità". Tra gli aneddoti rivelati a poche ore dall'uscita del libro, ce n'è uno in particolare che riguarda il suo periodo all'Inter.
Adriano e il problema con l'alcool
Così Adriano: "Ogni volta che tornavo a casa trovato un motivo per bere. C'erano gli amici, oppure non volevo stare in silenzio o non volevo pensare a str****te o dormire. Per molti il calcio era una valvola di sfogo, io invece avevo bisogno di trovare una via di fuga dal calcio. La mia fuga era la mia famiglia, mio padre: ma un giorno ho guardato e non c'era più. E così il bere è diventato mio compagno. Arrivavo tardi agli allenamenti, la società provava ad insabbiare tutto. Ho preso tantissime multe, ma ad un certo punto non ti interessa più. Conclusi la stagione in sovrappeso, durante l'anno ebbi infortuni, mi faceva male la schiena, non fui neanche convocato per la Copa America del 2007: tutte conseguenze del mio stile di vita. Ciò che non sapevo è che nel club la pazienza di alcuni era arrivata al limite: pensavano di mandarmi via in prestito".