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Inter, l'infrangibile tabù di Conte

                                                               

Beffardo, crudele, inappellabile. Il verdetto di Colonia castiga l’Inter oltre i suoi demeriti, assegna allo splendido Siviglia la sesta Coppa Uefa/Europa League della sua storia, conferma la maledizione di un trofeo che il calcio italiano non vince da ventun anni e la Beneamata da ventidue, ostenta ancora una volta l’infrangibile tabù europeo che perseguita Antonio Conte. Con la Juve, nel 2013 era stato eliminato nei quarti di Champions League dal Bayern e, nel 2014, era arrivato alla semifinale della competizione venendo eliminato dal Benfica. Con l’Italia, nel 2016, è stato eliminato nei quarti dell’Europeo dalla Germania dopo i calci di rigore. Con l’Inter, nel 2019, è stato eliminato nella fase a gironi della Champions League e nel 2020 ha raggiunto la finale dell’Europa League, ma è stato sfortunatamente castigato proprio dal suo uomo migliore, il Grande Lukaku.

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Non c’è bisogno dei bizantinismi regolamentari che spesso, inopinatamente, trasformano le autoreti in gol, per rimarcare come a punire i nerazzurri sia stata la maledetta, decisiva deviazione del belga sulla rovesciata di Diego Carlos. No, così no! Romelu ha tutto il diritto di prendersela contro questa beffa atroce. Proprio lui che ieri sera ha segnato il gol numero 34 di una stagione da record, eguagliando il Ronaldo della stagione ’97-’98, proprio lui che aveva avuto sui piedi una palla gol decisiva, ma ha commesso un errore raro e per giunta fatale. Il Siviglia ha pienamente meritato questo nuovo trionfo che esalta il gran calcio di Julen Lopetegui, sapientemente messo in pratica dai suoi uomini. I complimenti agli spagnoli devono essere pari alla loro bravura, ma anche l’Inter merita gli applausi perché da Colonia torna a testa alta.

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Dice bene Handanovic: le sconfitte insegnano molte cose, l’esperienza internazionale ai massimi livelli si matura anche perdendo una finale di Europa League contro la squadra che ne ha vinte più di tutti. Quest’Inter ha un futuro: deve mandare a memoria gli errori commessi e farne tesoro. Tre gol ha preso dagli spagnoli come tre gol aveva preso dal Borussia Dortmund il 5 novembre, quando era stata eliminata dalla Champions. Ed è paradossale prenderne atto, a proposito di una squadra che ha firmato 113 gol in stagione (con 19 marcatori diversi), soltanto tre in meno rispetto ai 116 dell’Atalanta e di una difesa prima del Siviglia perforata una volta sola in agosto fra Getafe, Bayer e Shakhtar. La lezione di Colonia è severa, ma l’Inter sa che riprovarci è un dovere.

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