I suoi gol
Shaqiri, peraltro, ha lasciato il segno in tutte le competizioni disputate. Ha fatto gol con l’Inter in campionato (contro l’Atalanta a Bergamo), in Coppa Italia (alla Sampdoria) e in Europa League, nella già citata partita contro il Celtic. E lo stesso aveva fatto anche con il Bayern, segnando sia in Bundesliga che in Champions League. Mancini gli aveva affidato, di fatto, la squadra perché il ruolo di trequartista, negli schemi del tecnico, è nevralgico. Nessuno sembrava in grado di strapparglielo, anche se le alternative possibili rispondevano ai nomi di Kovacic e di Hernanes: giocatori importanti, sui quali a loro volta l’Inter aveva investito soldi pesanti e che, seppure in misura diversa, rappresentano il futuro del club.
L’esclusione
Il primo segnale che qualcosa stava cambiando si è avuto proprio in Europa League, nella sfida di ritorno con il Wolfsburg: il 3-1 ottenuto in trasferta lasciava comunque aperta una porta per la qualificazione. Era dunque una gara fondamentale e Mancini scelse, un po’ a sorpresa, di lasciarlo per tutto il tempo in panchina. Giocarono sia kovacic che Hernanes, ma toccò al primo il ruolo che fino a quel momento era stato saldamente nei piedi di Shaqiri. In seguito, invece, è stato il brasiliano a giocare con assiduità dietro le punte: e quando lo svizzero è stato mandato in campo, quasi sempre nei minuti finali, non è mai riuscito a dare segnali di risveglio.
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