Lo striscione inalberato dai tifosi all’ingresso di Zingonia è inequivocabile: “Benvenuto Mister Juric, la maglia sudata sempre”. Per il successore di Gasperini, i bergamaschi hanno voluto incorniciare subito il motto di Casa Atalanta, fondamento dei migliori quindici anni della loro vita. Li hanno firmati i Percassi. Il calendario ha voluto che la scelta del nuovo allenatore cadesse a metà fra il 4 e il 9 giugno, due date significative nell’ultracentenaria vita della Dea. La prima, nel 2010, segnò il ritorno di Antonio al vertice della squadra nella quale aveva giocato, stopper arcigno, crescendo nel vivaio insieme con Scirea; ne era stato il capitano, diventandone poi il presidente all’Inizio degli Anni Novanta. Il nono giorno di giugno, nel 1953, a Clusone, Valle Seriana, segnò la nascita del grande imprenditore attualmente al posto n. 66 della classifica Forbes che mette in fila i Paperoni della Terra. Patrimonio stimato: 1,2 miliardi di dollari.
La filosofia di Percassi
La filosofia operativa di Percassi Senior, condivisa appieno da Percassi Junior, si riassume in tre parole: lavorare, lavorare, lavorare. Poiché Juric non ha paura di sudare, si capisce come mai la decisione atalantina sia caduta su di lui. Al riguardo, le referenze del mentore, ora alla Roma, sono eloquenti. Ivan di anni ne compirà 50 il 25 agosto, all’indomani della prima di campionato, in casa con il Pisa, di nuovo in A dopo l’ultima volta nel ‘91. Dato l’addio a Gasperini, l’Atalanta era a un bivio: o puntava su un tecnico che ne confermasse l’impostazione tattica e condividesse la visione di gioco, iniettando nuovi stimoli nella squadra, o cambiava radicalmente, deflettendo dalla linea che ha fruttato la storica Europa League, 5 qualificazioni alla Champions nelle ultime 7 stagioni; 4 terzi posti, 3 finali di Coppa Italia, 10 utili consecutivi di bilancio, 100 milioni per rifare lo stadio, il varo della seconda squadra. Hanno scelto la continuità, Antonio Percassi, Luca Percassi, Stephen Pagliuca e Tony D’Amico, che Juric conosce molto bene dai tempi della brillante esperienza veronese.
Juric, l'allievo prediletto di Gasperini
E chi, meglio di Ivan, ha il profilo ideale per scrivere il nuovo capitolo atalantino? Ivan, l’allievo prediletto di Gian Piero, prima suo giocatore e poi suo vice a Palermo e nell’Inter, nonché successore al Genoa, quando, estate del 2016, l’allievo prende il posto del maestro che, accettando la proposta della Dea, risolve il contratto con il Grifone dopo averlo salvato in largo anticipo. Nove anni più tardi, la staffetta Gasperini-Juric si ripete a Bergamo, a conferma dell’invisibile filo d’acciaio che lega le carriere dei due tecnici. Last but not least, l’Atalanta punta molto sulla fame di rivincita del tecnico che si è lasciato alle spalle le cocenti delusioni Roma e Southampton. Corsi e ricorsi ancora una volta accomunano i due, grandi amici prima ancora che colleghi: di ritorno al Genoa, firmando un sesto posto che non gli consentì di giocare in Europa a causa della licenza Uefa negata alla società e l’undicesimo nella stagione successiva, Gasperini si era lasciato alle spalle gli esoneri Genoa (2010, nonostante il picco del quinto posto 2009); Inter (2011) e Palermo (2013). Rientrato in rossoblù, Gian Piero si prese fior di rivalse, al punto da indurre Antonio Percassi a puntare su di lui: il resto appartiene alla storia dell’Atalanta e del calcio.
Juric, doppio salto mortale carpiato
Anche Juric nel curriculum ha registrato andirivieni con il Grifone, club dal quale, fra il 2016 e il 2018, in piena, turbinosa gestione Preziosi, è stato assunto, esonerato, richiamato, esonerato. Verona, invece, si è rivelata il porto sicuro dove Ivan ha ottenuto lusinghieri risultati, tappa precedente l’arrivo al Toro. Lì, invece, ha dovuto fare i conti con il piccolo-medio cabotaggio di Cairo che frustra da vent’anni i tifosi granata, condannati a ballare attorno al decimo posto. Ma questo è un altro discorso. Juric a Bergamo fa un doppio salto mortale carpiato: passa dal doppio esonero stagionale alla Champions, ripartendo in A dal terzo posto in classifica e sapendo che, quando il 3 gennaio incrocerà la Roma molto brevemente sua, dall’altra parte ci sarà proprio il pigmalione del quale ha preso il posto a Bergamo. «Tutto ciò che so di calcio, l’ho imparato da Gian Piero», sta scritto sul biglietto da visita croato. Ha una gran fortuna, Ivan e deve guadagnarsela, soprattutto per conquistare subito gli orfani del predecessore: lo protegge l’ombrello della società che, agli albori dell’era Gasperini, non esitò a confermare il prescelto, anche se sul groppone si ritrovò 4 sconfitte nelle prime 5 partite. Il giorno prima della gara con il Napoli, Percassi piombò a Zingonia e disse ai giocatori: “Che vinciate o perdiate, sappiate che il vostro allenatore rimarrà Gasperini. Quindi, sveglia!”. Il giorno dopo, Petagna segnò il gol della vittoria. Dal tackle del presidente era nata l’Età dell’Oro.