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Inzaghi e Stroppa, dai festeggiamenti alle riflessioni...

Pisa, Cremonese, Sassuolo protagoniste al Festival della A. Intanto al Sassuolo idee chiare, Carnevali: «Grosso non si muove!»

Una Serie A per tre. Sassuolo, Pisa e Cremonese sono state protagoniste del panel “Welcome Back in Serie A”, organizzato nell’ambito del Festival della Serie A in corso di svolgimento a Parma e moderato dal direttore di Tuttosport, Guido Vaciago. Per tutte e tre, dagli emiliani che hanno vinto la Serie B, ai lombardi che hanno centrato la promozione passando dai playoff, sarà un ritorno in massima serie, ma con tempistiche molto diverse: Sassuolo e Cremonese rivedono il Paradiso del calcio italiano rispettivamente uno e due anni dopo la retrocessione, ma il Pisa fa rientro in A dopo ben 34 anni. E deve subito gestire la grana legata al futuro di Filippo Inzaghi, vicino all’approdo a Palermo: «Ambiva da tre anni ad allenare il Pisa, ora ha un contratto per le prossime due stagioni e ci preparavamo ad aprire un progetto in Serie A - ha detto il presidente Giuseppe Corrado -. Se non si sente pronto o è lusingato da altre offerte, valuteremo il da farsi. Entro i prossimi cinque giorni scioglierà le riserve». In una clamorosa girandola di panchine, al netto dell’ipotesi Domenico Tedesco, potrebbe sostituirlo Giovanni Stroppa, tecnico della Cremonese: «C’è una riflessione in corso da parte della proprietà - ha spiegato il dg grigiorosso Paolo Armenia -. Sia l’allenatore che il ds sono in scadenza e spero che presto si dipani la matassa». Problemi che non ha Giovanni Carnevali, amministratore delegato del Sassuolo destinato a continuare con Fabio Grosso: «Abbiamo firmato un contratto tempo fa, prevedeva il rinnovo automatico in caso di promozione in Serie A e oggi non serve parlare di cifre».

Le difficoltà della stagione

Per tutte e tre, la sfida sarà affrontare un campionato dai costi molto diversi rispetto alla B, anche se Corrado ha ricordato che l’impresa del Pisa non è stata fatta di soldi ma di idee: «Abbiamo conquistato la promozione con il nono monte ingaggi, Sampdoria e Palermo spendevano molto di più e non ce l’hanno fatta». Il club toscano, forte di una proprietà americana e di un brand cittadino riconosciuto in tutto il mondo, non intende seguire l’esempio del Como: «Se qualcuno può e vuole spendere 200 milioni all’anno in una società di calcio, fa benissimo e magari tra qualche tempo vincerà la Champions. Quando siamo arrivati, otto anni fa, non c’era l’acqua calda: oggi abbiamo altri programmi, dipende dagli obiettivi che l’azionista pone». Le difficoltà della massima serie sono note al Sassuolo, e Carnevali ricorda che la lotta per la salvezza sarà dura: «Ci saranno 7-8 squadre in corsa per non retrocedere, ne scenderanno tre. Vuol dire quasi il 50%». Ad aiutare i neroverdi, ci sarà ancora una volta Domenico Berardi, che potrebbe rinnovare: «Può essere - ha confermato Carnevali -, è un campione e ha preso per mano i ragazzi. Si parla di lui in ottica mercato da anni, ma alla base c’è un rapporto straordinario». Tra i temi affrontati nel corso del panel, vi è stato quello delle fonti di ricavi: il player trading dei giovani e i diritti Tv, sia per Carnevali che per Armenia la situazione non è destinata a cambiare, anche sui secondi che pure sembrano in calo. Da tempo, invece, Corrado si fa portavoce della necessità di un altro modello: «Ogni società di calcio è un media, deve vendere il proprio brand e creare valore. La differenza, alla fine, la fa come’è gestito ciascun club»

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